Si sono spaventati perfino quelli dell’Uefa: cosa fa quel matto, ribalta i canoni del giornalismo?
Cristiano Lucarelli, attaccante dello Shakhtar Donetsk è l’editore del Corriere di Livorno, dodicimila copie distribuite in città e una gestione che spiazza i vecchi canoni. Oppure elimina le ipocrisie, dipende da che parte la si voglia leggere. Il bomber gioca l’amichevole, entra in campo al 25’ del secondo tempo contro la Francia e poi si becca un bel 5,5 in pagella sulla sua testata, e dal giornalista che paga: «D’altronde volevo un giornale indipendente, apolitico e senza condizionamenti. E alla fine sono stato proprio io a pagare per primo il prezzo di questa politica». Solo che dirigere il Corriere di Livorno da Donetsk, un milione e mezzo di abitanti fra ucraini e cosacchi, fondata da un gallese e che in passato prese anche il nome di Stalino, gli ha fatto venire una gran nostalgia di Italia: Genoa, Torino, adesso sembra tanto Parma, basta tornare in serie A. Voleva togliersi lo sfizio di giocare in Champions, gli ucraini gli hanno offerto la grande chance, lui ha fatto quello che ha potuto eccitato da un triennale a tre milioni per tre stagioni e ha pensato che se anche gli fosse entrata in stanza mamma orsa con i suoi orsacchiotti, lui ci stava bene in Ucraina, e quella era proprio della brava gente.
D’altronde lui ha sempre tenuto un comportamento retto, si racconta che da piccolo scambiò la sua bici nuova di pacca con una maglietta della Sampdoria usata, fin quando la sua mamma, intervenendo d’ufficio, lo obbligò a rifare il baratto. Adesso lo Shakhtar è fuori dall’Europa e lui si sente solo, detto che risolleverebbe la situazione di diverse squadre, ha come contrappasso l’ingaggio alto, il costo del suo cartellino potrebbe anche girare sui 6 milioni di euro, ma quello stipendio frena. È uno dei tanti emigrati che non vedono l’ora di rientrare in serie A, e la lista è lunga.
Marco Storari sembra ci sia riuscito, lo danno per fatto a Cagliari ma il trasferimento non è ancora ufficiale. Ebbe il suo momento di gloria nella sessione invernale del mercato scorso quando ingaggiato dal Milan firmò fino al 2010, l’11 febbraio addirittura aveva sostituito Dida e Kalac in un colpo solo contro il Livorno. E vinse anche 2-1. Ma era solo una storia di infortuni, in agosto va al Levante e la nostalgia d’Italia in lui si può ben comprendere.
Su Rolando Bianchi erano in molti pronti a scommettere, ex Reggina e Cagliari, promessa dell’Under, gol a raffica e Manchester City dietro l’angolo con Sven Goran Eriksson che come ha espresso il desiderio di ingaggiare Adamantino Mancini, lo ha fatto rinascere. Ha proposto subito lo scambio, il brasiliano a Manchester e io a Roma, ma il suo procuratore Tinti lo ha subito disilluso: «Non andrai mai alla Roma, te lo posso dire tranquillamente. La Roma non ha bisogno di un attaccante». Se sarà una bufala messa in giro da Tullio Tinti lo scopriremo. Bianchi pagato 12 milioni di euro dal Manchester ha un contratto di quattro anni a solo 1 milione a stagione, non sembra un affare così impossibile accontentare il giocatore. E
poi dietro l’angolo ci sarebbe la beffa di Christian Riganò, anche lui al Levante dopo essersi fatto un nome con Fiorentina e Messina. Gira la voce che sul suo potenziale rientro in Italia ci sia dietro la Roma. L’affare ci starebbe, prende solo 800mila euro a stagione, un quarto del tetto ingaggi giallorosso. Sembra che da lì gli italiani stiano scappando, anche Bruno Cirillo ha le valigie in mano. Quello di Materazzi e Kily Gonzales (... dai puntalo... puntalo che non è capace), era finito al Levante come difensore esperto, adesso lo vuole la Reggina. Li salva il loro compagno di squadra Tommasi, contentissimo di restare nella Liga.
Come Fabio Cannavaro che ha appena ricevuto una proposta di prolungamento del contratto ricchissimo di 4,5 netti a stagione dal Real, o Christian Abbiati che per colpa dell’infortunio di Leo Franco da Madrid non si può muovere.
Ma la più bella è quella di Antonio Cassano, talento a vita: «Voglio restare a lungo alla Samp», ha detto. Ha una tale paura di rientrare a Madrid che sarebbe disposto a fare un sacrificio. Quale? Nessuno ha il coraggio di chiederglielo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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