Un viaggio! Cosa c’è di più bello di un viaggio per suggellare una storia d’amore? A Venezia, in un albergo che spalanca le sue finestre sulla laguna. È la scelta giusta: non ci si può sbagliare quando si ripetono le mille e mille decisioni che hanno portato gli innamorati a vivere la loro passione in quella città che sembra uscita da un sogno.
Paolo e Francesca non avevano lasciato nulla al caso, non potevano ammettere che qualche imprevisto, sorto dalla loro sbadataggine, rovinasse anche solo pochi minuti della breve vacanza. L’emozione faceva galoppare il cuore e prendeva alla gola, ma li aiutava la precisione dei dettagli con cui avevano incominciato il viaggio dal loro paese, nella provincia di Grosseto.
La voce tremava un po’ a Paolo quando, alla reception, chiede la camera con vista, e forse pensava di aver parlato con un tono troppo basso perché l’incaricato alla reception sembrava non dargli ascolto, o forse fingeva di non averlo visto. Davvero Paolo non era stato visto, e neppure Francesca. Le loro teste non riuscivano nemmeno a spuntare al di sopra del massiccio bancone di legno di noce dove erano state allineate le chiavi delle camere ancora disponibili.
Paolo si fa coraggio, alza la voce: certo è piccolo, ha dodici anni. «Vogliamo una camera matrimoniale con vista sulla laguna», dice tutto d’un fiato, un po’ intimidito e un po’ spavaldo. Non doveva sfigurare di fronte alla sua ragazza: non che lei fosse di navigata esperienza, però era più vecchia di lui, ha tredici anni.
Il portiere si sporge dal bancone, si accorge che lì sotto ci sono i due clienti, e con la rispettosa formalità richiesta da simili circostanze, chiede: «Paga in contanti o con la carta di credito?». «In contanti, in contanti», gli risponde Paolo, trattenendo quella gioia che nasce spontanea quando si raggiunge un risultato sperato ma non scontato. Con un gesto da navigato uomo di mondo mette sul tavolo un rotolo di banconote, pensando di anticipare la richiesta del portiere, e si alza in punta di piedi per osservare bene che fine avrebbero fatto i suoi soldi.
«Vedo cosa le posso dare, signore», dice il portiere, e intanto si allontana. Senza essere visto, telefona ai carabinieri che in quattro e quattr’otto arrivano in albergo.
Paolo e Francesca erano scappati di casa perché l’ostilità delle loro famiglie impediva di vivere la loro storia d’amore almeno per un giorno. Una storia certamente bella, sincera, e loro davvero simpatici. Infatti i carabinieri li fanno salire sul loro motoscafo blu, e via di corsa per la laguna aperta, rallentando, procedendo a passo d’uomo non appena la barca s’infila per gli stretti canali, e poi di nuovo veloci quando all’improvviso, dopo la piega di un rio, si spalanca la laguna. Paolo e Francesca erano incantati dalla bellezza dei palazzi che affioravano dall’acqua, dalle piccole case che sembravano galleggiare, dal tramonto del sole che si nascondeva dentro la chiesa del Longhena, alla Salute. Era un sogno, però è un sogno che comunque stavano facendo nel motoscafo dei carabinieri. E adesso, cosa sarebbe capitato? Una cena a lume di candela: è proprio quello che il capitano dei carabinieri offre ai due piccoli innamorati per chiudere romanticamente la loro giornata... prima di essere rispediti a casa.
I ragazzi interessano ai giornali se ammazzano la mamma, se si drogano, se si sfracellano sulle strade. Ma la maggioranza dei giovani non sono questi disastri esistenziali di cui parlano le cronache. Sono ancora romantici, sanno sognare. Pochi (per fortuna) hanno la spensierata sfacciataggine di Paolo e Francesca, ma questa storia (per fortuna) riesce a spiegarci quanto i ragazzi abbiano desiderio di amore e voglia di vivere il loro innamoramento, senza pregiudizi, con coraggio.
Dodici anni l’uno, tredici anni l’altra, due famiglie che non li comprendono, la convinzione che l’amore non debba trovare ostacoli, il coraggio della tenerezza. Una società che riesce a far sognare ancora i propri figli è capace di andare avanti, nonostante tutto.
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