Lukashenko finge di indagare su Maria

Scontro politico in Bielorussia sulla bimba contesa. Il presidente chiede un’inchiesta sugli abusi alla piccola

Monica Bottino

Maria è diventata un simbolo politico. A parlare di lei è lo stesso presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, in visita sabato scorso a Bobruisk, città nella quale si trova ora la bambina. Lukashenko, all’inaugurazione dei lavori per un palazzo del ghiaccio, è stato intervistato dai giornalisti ai quali ha risposto: «Credete che se la bambina avesse voluto davvero restare in Italia noi non l’avremmo accontentata?».
Lukashenko ha inoltre affermato di aver dato incarico al team di psicologi bielorussi e italiani che seguono la bambina di verificare anche le condizioni dell’orfanotrofio di Vilejka, dove la piccola ha raccontato di aver subito le violenze certificate dai medici italiani. Violenze sempre smentite dal direttore dell’«internat». Ma a fare da contraltare alle voci governative ci sono importanti personaggi non solo bielorussi. A cominciare dal leader dell’opposizione Alexandr Milinkevich, che intervistato dalla televisione bielorussa ha difeso la bambina affermando come «lo scandalo intorno al caso di Maria è stato propagandistico». «Oggi il governo vuole dimostrare che si interessa della gente - ha detto -, ma noi non siamo un Paese ricco e se non possiamo assicurare un futuro buono ai nostri bambini dobbiamo riaprire le adozioni internazionali per dar loro una possibilità».
Ma non è tutto. Valerij Paniushin, corrispondente della Commersant (casa editrice moscovita che ha recentemente pubblicato un libro di successo «Io ho visto Putin!»), ha scritto un articolo sul sito www.gazeta.ru dove si legge: «Penso che quando cadrà il regime di Lukashenko in Bielorussia, all’italiana Maria Chiara Bornacin bisognerebbe innalzare un monumento in piazza della Libertà a Minsk. Perché Chiara Bornacin compie per i bielorussi un dovere civile, combatte per la felicità dei bambini bielorussi o almeno per la felicità di uno di loro... Se mi fosse stato possibile avrei proposto all’italiana Chiara Bornacin la cittadinanza onoraria bielorussa perché ogni persona disposta a dichiararsi apertamente contro lo Stato bielorusso per la felicità dei bambini, in Bielorussia, vale oro». E poi parla di Maria «l’avrei scelta come capo dell’opposizione bielorussa perché è l’unica cittadina pronta a morire piuttosto che sopportare la violenza». Internet in Bielorussia è uno spazio aperto di espressione dove si trovano le idee di chi non condivide la politica di chiusura di Lukashenko. Maryna Zolatava, caporedattore di tut.by (sito bielorusso con 300mila contatti, dato aggiornato a due giorni fa) ha scritto un lungo e sensibile commento sul caso di Maria sostenendo che sono andate disilluse le speranze di quanti, nel Paese, volevano che una loro bambina avesse un futuro felice in Italia, in una famiglia che l’amava, piuttosto che in un orfanotrofio. Per il momento, invece, Maria non potrà nemmeno sentire la famiglia italiana.

Ma in una nota della Asl 3 di Genova, da cui dipendono le due dottoresse che sono con lei in Bielorussia, si legge: «In futuro, come hanno ribadito le specialiste italiane, sarà importante che vengano ripresi i rapporti con il nostro Paese».

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