L'ultimo omicidio in cella del re dei narcos Piloto

Detenuto in Paraguay, ha ucciso Lidia, prostituta 18enne per evitare l'estradizione. Ma inutilmente

L'ultimo omicidio in cella del re dei narcos Piloto

Una storia che non ha nulla da invidiare alle scene più truci delle serie tv sui narcos. Solo che è drammaticamente vera e che a perderci la vita è stata una 18enne finita come carne da macello in un meccanismo perverso di morte e violenza. Ma andiamo ai fatti. Uno dei più feroci narcotrafficanti del mondo, Marcelo Pinheiro Veiga, alias Marcelo Piloto, da dicembre in carcere ad Asunción, in Paraguay, sabato scorso ha ucciso nella sua cella con 16 coltellate Lidia, una giovane prostituta che aveva contattato con un applicativo di cellulare visto che in molti Paesi sudamericani ai detenuti sono concesse visite intime.

Il piano del boss era però un altro: commettere un crimine efferato in Paraguay per impedire la sua estradizione in Brasile dove temeva condizioni carcerarie più dure. Chiama dunque per uccidere. Tra l'arrivo della giovane in cella e la sua morte passano alcuni minuti fatali su cui si stanno adesso concentrando le indagini per verificare l'eventuale collusione di agenti carcerari. Soccorsa, infatti, solo alla fine la ragazza è stata portata in ospedale ma per lei non c'è stato più niente da fare. Lidia era così povera che al cimitero è stata trasportata su un'ambulanza perché la famiglia non aveva neppure i soldi per pagare un misero carro funebre.

Come detto, Piloto non è un criminale qualsiasi ma il numero due del Comando Vermelho (CV), l'organizzazione criminale più potente e violenta del Brasile dopo il Pcc, il Primeiro Comando da Capital. Entrambe hanno da tempo oltrepassato i confini nazionali e gestiscono il traffico di cocaina e di marijuana in Bolivia e Paraguay, dando vita a un indotto criminale che comprende traffico di armi e riciclaggio e dove intervengono mafie di ogni parte del mondo e anche gruppi terroristici islamici, come l'ala militare di Hezbollah. Prima alleati, dal 2016 Pcc e Cv sono in guerra fra loro.

Qualche giorno fa è stata uccisa Laura Casuso, avvocatessa argentina che seguiva i boss di entrambe le fazioni, tra cui lo stesso Piloto, e ammazzata, secondo indiscrezioni investigative, «su mandato di un cliente insoddisfatto». Forse proprio Piloto, delinquente senza scrupoli che quando fu arrestato nella città di Encarnación, in Paraguay il 13 dicembre scorso grazie alla cooperazione della statunitense Dea - era il boss più ricercato del Brasile.

Nonostante abbia appena 42 anni, la sua fedina penale è lunghissima - dal narcotraffico alle rapine passando per decine di omicidi - seconda solo a quella del fondatore del Comando Vermelho, quel Fernandinho Beira Mar alleato delle Farc, detenuto in Brasile e già condannato a 150 anni di carcere. Per capirci, era Piloto a gestire tutto il narcotraffico di una parte di Rio de Janeiro, quella del Complexo de Manguinhos e nelle favelas Mandela I, II e III, nella zona Nord della città. Per le autorità brasiliane è lui «il maggior fornitore di armi, munizioni ed esplosivi del Comando Vermelho».

Per questo si nascondeva da anni in Paraguay dove poteva svolgere indisturbato i suoi business criminali verso il Brasile. Era stato anche coinvolto in uno schema illegale di acquisti immobiliari del programma di case popolari istituito da Dilma Rousseff (Minha casa minha vida), mentre nel 2012 aveva partecipato al commando armato che aveva liberato da un commissariato, dove si trovava in custodia cautelare, il narcos Diogo de Souza Feitoza, alias DG.

Piloto era latitante dal 2007 e su di lui pendevano 20 mandati di cattura. Negli ultimi mesi il rischio dell'estradizione in Brasile era diventato sempre più reale. Lo scorso 25 ottobre la polizia del Paraguay aveva ucciso tre narcos brasiliani alla Triple Frontera, striscia di terra tra Argentina, Brasile e Paraguay, no man's land del crimine transnazionale e del terrorismo islamico. Stavano organizzando un attentato con un'autobomba contro il carcere di Asunción, proprio per liberare Piloto. Il sesto tentativo di evasione in un anno. Da qui la decisione negli ultimi giorni di intervenire personalmente per risolvere il problema. E che il piano fosse premeditato lo dimostra il fatto che Piloto aveva contattato sempre sabato mattina un'altra ragazza, appuntamento da lui poi disdetto per mancanza di contanti.

Quello che succederà adesso è il grande mistero. Piloto riceve infatti, poco dopo e a poche ore dall'omicidio di Lidia, una visita del suo avvocato accompagnato dal corrispondente in Brasile del New York Times, il colombiano Ernesto Londoño, a cui concede un'intervista. È in questa circostanza che, secondo il ministro degli Interni del Paraguay Juan Ernesto Villamayor, Piloto riceve i soldi che gli permetteranno poi di contattare l'ignara prostituta Lidia con il solo intento di ammazzarla per evitare l'estradizione. E per quanto un comunicato del New York Times si sia affrettato a smentire dichiarando che il giornale «non paga mai per fare interviste», lo scandalo contro il quotidiano Usa monta, date le dichiarazioni fornite alla polizia della prima prostituta che si era vista cancellare la prestazione per mancanza di soldi e la fine di Lidia. Di certo c'è che Piloto ha fatto i conti senza l'oste.

La gravità dell'accaduto ha infatti spinto il presidente del Paraguay Mario Abdo Benítez a firmarne l'espulsione in fretta e furia in Brasile, dove ad attenderlo lunedì all'alba c'era l'isolamento totale di una cella del carcere di massima sicurezza di Catanduvas, nello stato del Paraná.

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