Un lungo sorso d’Aria precaria nel nuovo show di Ale e Franz

Certo, spesso nella vita si respira «Aria precaria» ma sul palcoscenico saranno le risate a trasformarla in una boccata d'ossigeno. Titolo enigmatico ma non troppo quello scelto da Ale e Franz per il loro nuovo show, in scena da questa sera a giovedì al Teatro Smeraldo. Sullo sfondo uno spazio bianco astratto che le luci trasformeranno in dieci luoghi differenti in cui lasciarsi andare con l'immaginazione e dove avverranno altrettanti incontri, a volte scontri, a volte semplici, interminabili attese. Protagonisti unici di «Aria precaria» proprio loro, Ale e Franz, ovvero Alessandro Besentini e Francesco Villa, la coppia di attori comici trasversali che dai programmi televisivi Zelig e Buona la prima! hanno continuato a far ridere e che qui incroceranno per qualche minuto i loro destini diventando amici, nemici o restando semplici sconosciuti, come capita spesso nella vita. «Questi due uomini si incontreranno in situazioni paradossali, dove l'ordinaria esistenza è messa di fronte ad uno specchio deformante che ne rivela tutte le contraddizioni - spiega il regista e scenografo dello show Leo Muscato -. Attraverso meccanismi di surreale comicità nelle loro più assurde ostinazioni e semplici contraddizioni, ma anche nelle umane fragilità, in cui ogni spettatore potrà riconoscersi».
Eccoli sul ciglio di una strada, in un rumoroso nido d'ospedale, sulla panchina di un parco, in un asettico call center, ma anche in una sala d'aspetto, in una bocciofila, sul cornicione di un palazzo, luoghi astratti e sospesi in cui l'aria che si respira a volte è ossigenata, altre è salata, molto spesso, come suggerisce il titolo, pericolosamente precaria. Tutti momenti che secondo Ale e Franz corrispondono ad altrettante fasi dolci-amare della vita, ma che loro sanno stemperare in centocinque minuti di risate stralunate, amare o surreali, come è, del resto, la loro comicità.

«Il risultato è uno spaccato di vita quotidiana dove la difficoltà di capirsi e di sopportarsi, la complessità del vivere e la tendenza a sbagliare recitano via via il ruolo di protagonista, in una inevitabile iperbole», conclude Muscato.

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