L'uomo che vende filastrocche in rima

L'uomo che vende filastrocche in rima

Stiamo per vivere un nuovo Umanesimo? Crisi, tecnologia a gogò, informazione elefantiaca aprono i loro portali su un futuro da iper fantascienza, ma in questa dimensione emergono sempre più dei piccoli fiori, antichi, come le filastrocche. Andrea Giongo, cognome trentino, milanese dalla nascita, trentadue anni il 23 ottobre, studi classici ma poi direzione tecnica con un curriculum in economia, ha deciso di seguire la sua passione di sempre: scrivere filastrocche su misura.
«C'era un bambino di seta e cartapesta con la faccia più grande della testa»: la prima cantilena che Andrea ricorda, composta nel 2007. «Mi sono iscritto a una facoltà sbagliata - racconta - perché mi sono lasciato condizionare dai soliti ammonimenti: nessuna laurea umanistica, non porta a nulla. Ho trovato lavoro in un'associazione e seguo l'area editoriale. Ho represso il mio istinto per tanto tempo, finché un giorno mi sono detto: ma perché non dovrei seguire la mia passione di comporre filastrocche?».
Apre un blog, «Accademia degli errori», dedicato a Gianni Rodari, in ricordo di quella sua prima composizione che continua: «Gli amici lo invitavano a giocare, per poterla ogni giorno accarezzare. Era gigante ma di seta fina e a toccarla era proprio morbidina». Dall'apertura dell'Accademia le filastrocche cominciano a scorrere con magica fluidità. «Scrivere è più forte di me. E' un dono e va donato. Quando una persona si presenta, cerco di entrare nei sentimenti che non riesce ad esprimere. Ho scritto una filastrocca per una mamma e un papà che hanno adottato una bimba di venti giorni. Mi hanno chiesto di spiegare alla bimba quello che un giorno dovranno spigare, che lei non è una figlia della pancia della sua mamma».
Andrea Giongo sta per portare a termine un sito «Filastrocche su misura» per feste di compleanno, bomboniere, ricorrenze. Come continuava quella filastrocca? «A volte si lamentava con la mamma, donna sottile di fragola e di panna. A lavarmi la faccia per benino impiego quattro ore e un pisolino». Riceve molte richieste? «Cinque o sei in un mese, non sono poche se si pensa in quale mondo viviamo. Chiedo dai 40 ai 60 euro, a seconda del componimento e della disponibilità delle persone. Non mollo. Voglio che questo diventi proprio il mio lavoro. Non siamo noi a scrivere, noi siamo solo dei tramiti attraverso i quali la fantasia si esprime. In genere per iniziare penso ad una cosa che mi fa sorridere e so che lì c'è l'attacco».
Si definisce un uomo di eccessi. Narra di persone e cose che fanno rima grazie a parole piccole e dolci, ma laddove c'è il massimo di tenerezza, c'è anche il massimo di violenza. Per raggiungere un equilibrio frequenta un corso di yoga e pratica «una terapia dell'anima» nel centro milanese Energheia, perché scrivere è un'arrampicata spirituale.

Come finiva quella filastrocca? «Rispondeva la mamma con dolcezza, tra un applauso, uno scherzo, una carezza. Pensa a tuo padre che ha il cranio trasparente, che lava in otto ore e un accidente. La tua fortuna è tutta nella testa, poiché non puoi bagnar la cartapesta».

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