Trucco e gioielli: è in un gesto semplice e quotidiano che si nasconde lo straordinario racconto del cammino umano attraverso i tempi. Che la preoccupazione del prendersi cura di sé fosse una conquista antica non è certo una novità. Ma che, addirittura, i nostri antenati di Neandertal intorno a 50 mila anni fa utilizzassero decorazioni e pitture per il corpo, questo rappresenta una scoperta eccezionale, avvenuta in Spagna. Soprattutto perché conferma la tesi, a lungo dibattuta, sulla loro effettiva capacità cognitiva e rivela come possedessero un comportamento organizzato simbolicamente: le prime tracce concrete di quella che chiamiamo intelligenza.
A scrivere una nuova pagina nel libro dell'evoluzione umana è un articolo - «Symbolic Use of Marine Shells and Mineral Pigments by Iberian Neandertals», pubblicato dalla prestigiosa rivista internazionale «PNAS» (Proceedings of the National Academy of Sciences of the Usa), destinato a suscitare scalpore non soltanto nella comunità scientifica.
Nell'articolo gli autori dimostrano come circa 10.000 anni prima delle più antiche tracce di presenza di umani anatomicamente moderni in Europa, i Neandertal producessero già oggetti a carattere simbolico, seppur rudimentali. Questa abilità comportamentale e cognitiva permette agli studiosi di affermare che i Neandertal si sarebbero evoluti in modo analogo agli umani anatomicamente moderni, smentendo quindi, una volta per tutte, le teorie che considerano questi nostri antenati come limitati dal punto di vista cognitivo e comportamentale.
Ma il merito di questa straordinaria scoperta è anche di un professore dell'Università di Trento, coautore dell'articolo. Diego E. Angelucci, professore associato di metodologie della ricerca archeologica alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'ateneo trentino, ha infatti lavorato con gli archeologi Joao Zilhao (Università di Bristol, primo autore dell'articolo), Josefina Zapata (Università della Murcia, Spagna) e Valentin Villaverde (Università di Valencia, Spagna) per svelare la modernità comportamentale e cognitiva degli ultimi Neandertal.
Nel contributo scientifici vengono analizzati i resti rivenuti in due siti paleolitici nei pressi di Murcia (Spagna), dove gli autori dirigono un progetto di ricerca archeologica. Nei due siti del Paleolitico Medio, le grotte Cueva de los Aviones e Cueva Anton sono state rinvenute conchiglie marine perforate e colorate del tutto identiche ad altre considerate unanimemente come oggetti di decorazione personale per fasi più recenti della preistoria europea (Paleolitico Superiore, Neolitico ed Età del Rame) o a quelle prodotte da gruppi umani anatomicamente moderni in siti del Paleolitico Medio o del primo Paleolitico Superiore nel Vicino Oriente.
Da Cueva de los Aviones provengono, insieme alle conchiglie perforate, piccole masse di pigmenti rossi e gialli, forse usati per la pittura del corpo. Un accumulo di granuli e polvere di composizione omogenea, con ogni probabilità originariamente racchiuso in un piccolo contenitore in materiale deperibile, è risultato essere formato da natrojarosite pura, minerale di colore giallo utilizzato, nell'Antico Egitto, per fini cosmetici e come colorante per il corpo.
È stata inoltre ritrovata una valva di Spondylus gaederopus contenente una massa rossastra di lepidocrocite mischiata con ematite (minerale con colore nero e lucentezza viva quando inalterato) e pirite, miscuglio che suggerisce la preparazione di un prodotto cosmetico. Anche la scelta di Spondylus come contenitore del preparato potrebbe non essere casuale, se si considera l'aspetto di questa conchiglia, riccamente ornata e con colori attraenti che vanno dal rosso vivo al viola, che ne ha fatto una specie utilizzata come oggetto simbolico o correlato ad aspetti rituali, in particolare nel Neolitico europeo e nell'America pre-colombiana.
«Nei siti dell'Africa e nel Vicino Oriente di età compresa tra 120.000 e 70.
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