Lusi pretende l’articolo 18: ora dovete reintegrarmi

L’ex tesoriere della Margherita, che ha svuotato le casse del partito, fa ricorso contro l’espulsione decretata dal Pd

Lusi pretende l’articolo 18: ora dovete reintegrarmi

L’espulso Lusi fa causa contro il «tribunale» interno del Pd che l’ha licenziato, cioè la Commissione di garanzia del Pd. Per essere reintegrato, in base ad una specie di articolo 18 interno alle aziende-partito? Qualcosa del genere. Il sospetto di Lusi e di chi lo assiste è che nel Pd c’è stata troppa fretta di buttarlo fuori (come se l’ex tesoriere avesse fatto realmente tutto da solo, finanziando case e società sue e non anche campagne elettorali di esponenti Pd, come lui sostiene di aver fatto col tesoro della Margherita). «Ho deciso di fare ricorso al tribunale civile perché la decisione del Partito democratico di estromettermi da tutto mi è sembrata fuori dalla misura e dalle regole» dice Lusi a Radio Città Futura.

Il giudice civile può pronunciarsi su presunte violazioni interne ad un partito, che equivale giuridicamente ad un’associazione di privati, come se fosse un condominio. Per l’accoglimento del ricorso di Lusi farà fede il regolamento del Pd, che sui casi come il suo, cioè di un indagato per un reato penale grave, è però piuttosto vago e soggetto a molte interpretazioni. Lo statuto Pd istituisce Commissioni di garanzia territoriali e una nazionale, che funge da giudice più alto per le questioni disciplinari.

E lì si legge che (all’art. 9) «in casi di particolare urgenza e gravità, soprattutto qualora nei confronti di un iscritto sia stato avviato in sede giudiziaria un procedimento per reati penali gravi o per reati che possano comportare l’interdizione dai pubblici uffici, o la restrizione della libertà personale, la Commissione di garanzia adotta immediatamente un provvedimento di sospensione cautelare dall’attività di partito, informandone contemporaneamente l’interessato». La vicenda Lusi sembra rientrare perfettamente in questa casistica, con molti ma, però. Nel caso di Filippo Penati, esponente della componente ex Ds del Pd (mentre Lusi è ex Margherita), il Pd è andato molto più cauto, aspettando più di un mese prima che fosse Penati stesso ad autosospendersi. Lì la Commissione di garanzia del Pd, che ha fatto fuori Lusi nel giro di qualche giorno, non fece nulla, benché il reato contestato all’indagato Penati fosse ancora più grave, corruzione e concussione. C’è una disparità di trattamento, dentro il Pd, tra ex diessini e cattolici ex Margherita? Nessuno lo dice apertamente, ma molti di quell’area lo pensano. Uno dei pochi che si è esposto è il senatore Lucio D’Ubaldo, ex Margherita. «Il diritto di difesa è un cardine della giustizia, anche quella interna ai partiti - ci dice il senatore Pd -.

Invece Lusi non è stato mai convocato per difendersi, è stato cacciato senza che fosse né condannato né rinviato a giudizio, procedendo quindi ad occhi bendati. Mi sembra che il partito si sia fatto travolgere dalla situazione».

Lusi sembra avere qualche asso nella manica. Spiega alla radio: «Sto vivendo male, ma ciò che più mi crea problemi è che ho preso un impegno di non parlare, quindi non posso rispondere a numerose stupidaggini che sento e che leggo, questo mi crea abbastanza problemi». Cosa vorrebbe dire che non può? «Mi sono assunto le responsabilità del tesoriere, su tutto e per tutti», aggiunge, lasciando capire che ha agito anche per conto terzi. Ma di chi? Sarà difficile saperlo, visto che Rutelli, tuttora presidente della Margherita, ha consegnato alla Gdf tutti gli estratti conto del partito-fantasma (ma ricchissimo), chiedendo però che sia mantenuta la privacy sui movimenti bancari della Margherita. Una richiesta che ha fatto storcere il naso a qualche parlamentare dello stesso Pd. La Finanza ha sequestrato due conti depositati intestati alle società TTT e Paradiso Immobiliare, per un totale di circa 500mila euro. Oltre alle due case, quella di Roma e quella di Genzano, stava per esserci un terzo acquisto immobiliare da parte di Lusi, poi saltato per l’inchiesta.

Sempre con i soldi del partito? Lo capiranno i magistrati, visto che la faccenda è intricata (sulla casa di Roma Lusi dice di aver acceso un mutuo, e perché mai un mutuo se l’avesse pagata con i fondi del partito?).

Intanto i partiti presentano le loro proposte di riforma del finanziamento pubblico, fuori tempo massimo. C’è chi guarda al modello europeo, «apparentemente più burocratico ma molto più certo dal punto di vista della destinazione delle risorse». Chi l’ha detto? Luigi Lusi.

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