Tra lusso e lussuria c’è la perversione delle cattive maestrine

Silvia Fendi disegna con Karl Lagerfeld delle strepitose donne austere e sensuali. Scervino esalta l’intelligenza, da D&G in onda un (bel) film a colori

Tra lusso e lussuria c’è la perversione delle cattive maestrine

È possibile essere austere e al tempo stesso sensuali, daltoniche eppure infallibili nell'accostare tinte degne di entrare nelle categorie dell'arte? «Assolutamente sì» risponde Silvia Venturini Fendi poco prima di far sfilare la strepitosa collezione creata a quattro mani con Karl Lagerfeld. Il cosiddetto Kaiser della moda che dal 1965 disegna l'abbigliamento femminile del marchio romano definisce la donna Fendi del prossimo inverno «una perversa maestrina». Silvia, responsabile degli accessori per la griffe fondata da sua nonna Adele nel 1927, parla del senso del colore di questa creatura bella e severa, volutamente sospesa tra lusso e lussuria. C'è per esempio una pazzesca pelliccia in zibellino brinato, cincillà, volpe e moffetta. La gonna al ginocchio che sembra di tweed in realtà è fatta con un tessuto agugliato ricamato da micro paillette opache. Non mancano tocchi stravaganti come le scarpe da uomo modello Duilio in una divertente versione femminile color oro con tanto di tacco e motivi laserati sulla mascherina. Ma tutto il resto è eleganza allo stato puro soprattutto nelle uscite da giorno che prevedono calze di cashmere giallo senape, gonne verde ottanio e bluse ruggine: né scolli, né spacchi eppure sexy da morire.
Anche per Ermanno Scervino la donna smette di credere nel successo dell'eccesso ma punta sull'intelligente sensualità del maschile al femminile, del bello davvero. Ecco quindi i cappottoni lunghissimi stile Carnaby Street negli anni Settanta in cashmere spina di pesce misto a lurex. Prevalgono i pantaloni sulle gonne, con il taglio a trombetta sotto alle tuniche ad astuccio allacciate sulla schiena, ma anche dritti e col risvolto che scopre il calzino di maglia pesante nei sandali di breitshwanz dal tacco altissimo. Semplicemente divina la collezione di Maurizio Pecoraro che per la sera s'ispira al film Lussuria di Ang Lee, ma per il giorno crea una serie di modelli super chic tra cui il cappotto con la stampa canestro sulle fettucce intrecciate, la T-shirt in visone traforato color tortora sotto al giacchino nello stesso materiale tinto però di azzurro avio mentre la gonna dritta bordeaux oppure cioccolato chiude il cerchio su un impeccabile lavoro sartoriale coniugato alla ricerca di tinte carezzevoli, sussurrate e mai volgari. Si muove in questa direzione anche Luisa Beccaria che aggiunge l'oro di un'improvvisa contaminazione bizantina su quello stile bon ton che prevede il sette ottavi di lana double, il paltò doppiopetto grigio e tanti abiti da sera fatti da chilometri di organza e chiffon tagliati al vivo nelle tinte più delicate che si possano immaginare.
Colori soffusi e tanto buon gusto diffuso a piene mani nella collezione di Max Mara che può essere descritta come un'evoluzione della specie dei capisaldi dell'eleganza britannica. Il kilt diventa un abito da sera in paillettes sui toni del beige, lo sprone del trench sostituisce la piccola giacca di un tailleur cammello e il parka militare si trasforma in un lussuoso paltò.

Tutt'altro film, ma un gran bel film sulla passerella di D&G dove l'energia dei colori vitaminici si mescola al cosiddetto lettering, ovvero le lettere dell'alfabeto usate come stampa o ricamo su forme grafiche che creano nuove proporzioni. Divini gli accessori a cominciare dalle sneakers con il tacco alto ingabbiato nella tomaia per finire con le pochette a borsellino. Desiderabile oltre ogni dire il parka arancio fluò doppiato in lapin grigio.

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