Lynyrd Skynyrd, gli eroi conservatori che rinnovano il rock

Ecco il rock che non molla. Quello duro grezzo e virile, che mescola blues, boogie, country, quello che anche di fronte alla morte risorge e risplende più di prima. Insomma il «southern rock» dei Lynyrd Skynyrd, icona della cultura del profondo sud americano con 30 milioni di album venduti. La band dal nome più complicato del mondo: «è una storpiatura di Leonard Skinner, nome del preside della scuola che odiava i capelli lunghi») che ai mille onori conquistati meriterebbe l’Oscar della sfortuna, torna in Italia dopo dodici anni, per un concerto tutto esaurito stasera al Palasharp di Milano. «Il rock è il nostro Dio e il nostro medico - dice Johnny Van Zant - ci ha resi famosi e ci ha dato il coraggio di superare tragedie che avrebbero steso un bue».
Per (milioni) di fan sono - insieme agli Allman Brothers - una delle band più energiche e versatili della storia; per molti sono quelli di Sweet Home Alabama - il controverso brano popolarissimo e imitatissimo, che anche l’anno scorso è stato ai vertici delle hit parade grazie ad una interpolazione di Kid Rock. Amatissimi ma anche criticati da chi non apprezza le loro apparizioni sul palco avvolti nella bandiera confederata, o i concerti alle convention repubblicane. Eppure non si direbbe con quelle barbe irsute, i capelli lunghissimi, la fame di trasgressione. «Siamo ribelli del sud - commenta ironico Van Zant - non facciamo politica, non abbiamo padroni e crediamo nell’America vera, nella gente e nella tradizione». Anche l’inno Sweet Home Alabama nasce come risposta agli attacchi di Neil Young che, in Alabama e Southern Man, accusa la chiusura mentale del sud. E il testo di Sweet Home replica: «Ho sentito il signor mr Young giudicare male l’Alabama/ spero che Neil Young si ricordi che un uomo del sud non vuole tra i piedi uno come lui». Da lì una querelle infinita; speculazioni di ogni tipo e infine la pace, tanto che gli Skynyrd eseguono brani di Young come Powderfinger e viceversa. «Ci siamo spiegati - dice Van Zant - lui è stato duro, ha sparato nel mucchio senza tener conto dei nostri valori. Non è vero che siamo rimasti ai tempi della guerra di secessione, anzi». Non manca però chi li considera «sciovinisti e violenti» e definisce un classico hard blues come Saturday Night Special «marziale heavy di ferocia fascista». Mah.
«La nostra è musica di protesta che non guarda in faccia nessuno - ribadiscono gli Skynyrd forti di successi come Free Bird e di album quali Second Helping e Street Survivor; un titolo profetico quest’ultimo, sopravvissuti della strada. Già, perché tre Lynyrd - compreso il leader Ronnie Van Zandt - persero la vita nel ’77 nello schianto del loro Corvair 240 ad elica. Ci vogliono dieci anni per ripartire, ma al rinnovato successo si sposa la maledizione; Collins si schianta con l’auto mentre guida ubriaco e poi muore di polmonite. Eppure è tosta questa gente del sud. Quest’anno hanno perso altri due pezzi: a gennaio è morto il tastierista Billy Powell e pochi giorni fa il bassista Donald Evans.

Ma loro non mollano, sta per uscire l’album Gods & Guns, che sarà anticipato dal singolo Still Unbroken (ovvero «indistruttibili») e in concerto hanno lo spirito da veri duri dei vecchi tempi: «band maledetta? Forse, ma finché uno di noi starà in piedi ci troverete su un palco».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica