Ma chi comanda davvero al Tg1, il fortino dellinformazione Rai, terreno di feroci regolamenti di conti e lotte intestine tra correnti e partiti? Augusto Minzolini, il direttore contestato dallala dura (ma graziosa) delle Busi e sotto accusa dal comitato di redazione? In realtà, sotto la plancia di comando tacciata di eccessivo filogovernismo, cè una ciurma di ufficiali, sottufficiali e marinai pendenti a centrosinistra, tradizionale inclinazione dellammiraglia giornalistica della prima rete. Una mappa precisa della colorazione redazionale è arduo tentarla, ma alcuni segnali indicano una proporzione sbilanciata verso lopposizione, anche dopo i contestatissimi spostamenti e promozioni decisi da Minzolini, che in buona parte hanno coinvolto colleghi non certo berlusconiani. Barbara Modesti, promossa agli Speciali, è considerata di area centrosinistra, mentre Laura Mambelli, uno dei volti nuovi tra i conduttori, passata alla fascia più prestigiosa delledizione di mezza sera, ha lavorato con Michele Santoro. A capo degli esteri è riconfermata Monica Maggioni, difficilmente etichettabile di simpatie a centrodestra, mentre di area piddina è il vicedirettore Fabrizio Ferragni e mentre il capo della segreteria di redazione, ruolo molto delicato, è presidiato da un caporedattore (con un passato nel Popolo dItalia) messo da Riotta e riconfermato da Minzolini. Nel ruolo chiave al coordinamento centrale del Tg1 è entrato Leonardo Sgura, che ha preso il posto dell«epurato» (come lamenta lopposizione anti-minzoliniana nel Tg1) Massimo De Strobel, un giornalista di simpatie - raccontano sempre i corridoi di Saxa Rubra - dalemiane, non berlusconiane (qualcuno sussurra anche di una sua parentela con Nicola Latorre, il fedelissimo dellex premier, ma le voci corrono veloci e anche senza freni in Rai...). Pure Filippo Gaudenzi, a capo della Cronaca, è considerato in quota centrosinistra, così come il vicecaporedattore Stefano Curone e il caporedattore Piero Damosso. Il Cdr poi è particolarmente agguerrito nella battaglia a Minzolini. Il terzetto del comitato interno è composto da un ex inviato di Sciuscià di Santoro e da altri due colleghi molto orientati a sinistra. Proprio lelezione del Cdr ha dato una provvisoria e parziale dimensione degli equilibri interni, molto diversi dalla vulgata che vorrebbe il Tg1 allineato sul berlusconismo, una specie di Tg4 in versione Rai, come accusa il centrosinistra. Quando si è votato per eleggere la cellula sindacale del Tg1, il candidato di Lettera22, cioè una sigla più di centrodestra, ha ottenuto 58 voti, mentre i tre colleghi poi eletti circa un centinaio. Quindi, due terzi della redazione a sinistra e un terzo a centrodestra? Una semplificazione forse eccessiva, ma vale come suggestione. Che troverebbe altre suggestioni nelle espressioni schifate con cui Maria Luisa Busi, nuova pasionaria anti-Minzolini (ma il conduttore più gradito, secondo una ricerca interna, è Attilio Romita), condisce il promo di ogni servizio politico non approvato dallex soviet del Tg1. Un esempio? Il pezzo di ieri sera, nelledizione delle 20, sulla blogger cubana Yoani Sanchez contro «il regime comunista», già accolto dalla Busi in riunione con ampie lamentele.
Poi cè il capitolo ascolti, altro motivo di scontro. I rivoltosi dicono che vanno di male in peggio, ma è davvero così? Un documento aziendale, che il Giornale ha potuto visionare, racconta un andamento un po diverso. Il Tg1, nel periodo gennaio-marzo 2009-2010 (gestione Minzolini versus gestione Riotta) ha perso l1,08% di share medio, ma ha aumentato il vantaggio rispetto al suo competitor Tg5, dal +4,07% al 4,22% (+0,15%). Non solo, questo è successo in un contesto molto negativo, nel quale i canali generalisti perdono molto di più, cioè ben il 3,46% di ascoltatori, migrati ai canali digitali.
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