La notizia d'agenzia dice così: «Tragico incidente stradale ad Alvignano nel Casertano: un romeno, in stato di ubriachezza, ha ucciso con la propria auto un anziano di 85 anni. È successo in località San Pietro, lungo la strada provinciale
». Poi ce n'è un'altra, che dice così: «Un ragazzo di 16 anni, Davide Viola, di Collesalvetti (Livorno), è morto la notte scorsa dopo essere stato investito da un'auto: la vettura si è allontanata senza prestare soccorso. I carabinieri hanno arrestato il pirata della strada, un quarantenne, romeno, che ha detto che credeva di aver urtato un sacco abbandonato».
In sé e per sé, le due notizie -fatto salvo il rispetto per la vittima e il dolore dei parenti, e perdonata la sgangherata disinvoltura di chi scrive che una vettura non presta soccorso- non è di quelle destinate a conquistarsi grandi spazi sui giornali nazionali. Un incidente stradale, che volete che sia? Se poi la vittima ha più di settant'anni, e non è Cesare Romiti, per dire, ma un anonimo pensionato, per una di quelle leggi non scritte del mestiere la notizia fa ancora meno «notizia».
Le cose cambiano quando compare quell'aggettivo: romeno. Romeno ubriaco, per l'esattezza. Provate a cercare su internet, alla voce «romeno ubriaco», e vi imbarcherete su uno sgradevole toboga da cui si sbarca disorientati e francamente un po' arrabbiati, sbattendo tra nomi e date e fatti e titoli che si somigliano come gocce d'acqua. Eccone un florilegio: 2 giugno: «Romeno ubriaco investì e uccise sedicenne in bici: subito scarcerato». 13 giugno: «Romeno ubriaco investe bosniaco, lo uccide e scappa». E ancora: «Romeno ubriaco investe e uccide. La folla tenta di linciarlo». Poi, sempre scorrendo le agenzie, si fa una scoperta. E cioè che il romeno fermato all'inizio della scorsa settimana per aver investito e ucciso (con un'auto priva di assicurazione) il quindicenne Mattia Veschi, che in bici stava percorrendo la Velletri-Nettuno, è già stato scarcerato. E la rabbia, obiettivamente, cresce.
Si badi: qui non si vuol fare del razzismo; e certo a nessuno, romeno o no, piace mettersi alla guida e ammazzare per sport un povero cristo. Però sta diventando così dannatamente frequente, la fattispecie del «romeno ubriaco» che sente insopprimibile l'urgenza di mettersi al volante, che qualcosa bisognerà pur fare, per fermare questi fessi a motore che il giorno di festa, in genere (si controllino le date) non sapendo che fare si ubriacano come dementi.
L'ultimo di questi signori transilvanici, in ordine cronologico, si chiama Vasile Florin Sama, e ha 28 anni. Testimoni oculari raccontano che l'automobile guidata dal tipo procedeva a zig zag sulla provinciale di Alvignano quando ha centrato in pieno Pietro Simeone, 85 anni, prima di andare a sbattere contro un muro. Subito dopo, raccontano le agenzie, sono sopraggiunti i carabinieri che hanno arrestato il romeno che nel trambusto cercava di allontanarsi indisturbato. L'investito, Pietro Simeone, è morto all'ospedale di Caserta. L'investitore, che aveva nel sangue dosi tre volte superiori al limite massimo consentito, è stato arrestato per omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza.
Ripetiamo: non sono fatti isolati, disgrazie accidentali. Qui il «romeno ubriaco» comincia a somigliare diabolicamente a una fattispecie criminale, a definire un «tipo» criminale ricorrente e connotabile; e la circostanza non sembra di quelle fatte apposta per attirare simpatie su un gruppo etnico che ha già sperimentato qualche difficoltà d'integrazione.
Chi sono, poi, questi romeni con licenza d'uccidere? I tratti in comune, il più delle volte sono parecchi: sbandati, talvolta senza fissa dimora, talvolta clandestini, quasi sempre disoccupati o sottoccupati, provenienti in genere da zone rurali dove alzare il gomito, il dì di festa, è una convenzione sociale prevista dalla normativa vigente.
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