Machiko Kodera: il nudo spogliato dall’erotismo

Due paesi lontani geograficamente, ma entrambi estremamente sensibili ai valori dell’arte, come l’Italia e il Giappone, hanno trovato un punto di fusione nelle sculture in bronzo di Machiko Kodera, le cui opere sono in mostra nei nuovi spazi espositivi al pianterreno di Palazzo Venezia, recentemente ristrutturati e aperti al pubblico (ingresso gratuito). Nata nell’isola di Hokkaido, Machiko Kodera è arrivata a Roma nel 1980 per iscriversi all'Accademia di Belle Arti, dove si è diplomata con una tesi sul lavoro di Venanzo Crocetti, il Maestro (scomparso nel 2003) che la seguì durante il corso e con il quale la scultrice ha sempre avuto un rapporto di amicizia. È proprio la Fondazione Crocetti, insieme all'Ambasciata Giapponese e alla Soprintendenza speciale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico per il Polo Museale di Roma a promuovere questa mostra che ripercorre l'iter creativo della scultrice giapponese dal 1986 al 2009. Nella grande rassegna romana la poetica della Kodera, caratterizzata da una grande sensibilità, si esprime pienamente, soprattutto nella raffigurazione del corpo femminile a tutto tondo. Eleganza e armonia saltano subito agli occhi nelle sue figure bronzee di danzatrici che sembrano librarsi nello spazio, spesso accompagnate dal movimento di fasce che si incurvano. Opere come Tre generazioni, Iris, Aurora, Inno al sole, mostrano la bellezza del nudo senza implicazioni erotiche, ma esaltando la forma nella sua simbolica aspirazione al contatto con l'aria, il vento, il cielo. Molte sue opere monumentali sono collocate in spazi pubblici giapponesi, soprattutto giardini, e le dobbiamo immaginare perciò inserite in un contesto verde molto suggestivo. Una serie di ritratti mostrano un candore e una purezza spirituale che ci appaiono elementi estremamente rari ai nostri giorni. Più che la mera rassomiglianza dei lineamenti, la Kodera cerca di racchiudere nei volti che raffigura la poesia dell'anima. Altre statue fanno pensare alla bellezza classica e imperturbabile delle dee e delle Muse greche.

In mezzo a tanti bronzi, una piccola opera in marmo di Carrara, intitolata Maternità, richiama anch'essa l'arte classica. Non sono realizzazioni accademiche, ma la rivisitazione di una sognatrice che cerca di coniugare la realtà di modelli del lontano passato con quella attuale del suo universo espressivo.

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