Il Made in Italy alla conquista dell’Oceania

Auckland (Nuova Zelanda) Se è vero che con il recupero di fiducia, pur modesto, la crisi mondiale è entrata in convalescenza, è altrettanto vero che esiste un angolo del mondo che dalla crisi è stato appena sfiorato e dove, al contrario, l’economia è in buona salute. Quest’angolo del mondo si chiama Oceania, un continente che da oltre 15 anni cresce al ritmo del 4,5-5% annuo, nuova terra promessa per l’internazionalizzazione del Made in Italy. Con questi obiettivi il sottosegretario allo Sviluppo economico Adolfo Urso, accompagnato dal presidente della Simest, Giancarlo Lanna e dal direttore generale dell’Ice, Massimo Mamberti, guida una delegazione di 50 imprese italiane in Nuova Zelanda e Australia.
In particolare ad Auckland Urso ha dato il via al primo forum economico bilaterale (300 incontri business to business), presentando le opportunità economiche offerte dall'Italia alla comunità d'affari neozelandese nei settori argenteria-oro, enologia, beni strumentali e meccanica, agroalimentare, trasporti, nautica ed energia. A Wellington, invece, Urso ha incontrato ministro per il Commercio Estero, Tim Groser, quello per l'Energia, Gerry Brownlee e quello dei Trasporti e comunicazione, Steven Jovce. «Sia la Nuova Zelanda sia l'Austrialia - ha detto Urso - rappresentano per noi una grande opportunità. La nostra missione serve a rilanciare i rapporti economici e soprattutto ad aprire nuove strade per l'internazionalizzazione delle nostre piccole e medie imprese.

Non dobbiamo dimenticarci che entrambi i Paesi sono dei veri e propri giacimenti di materie prime dal ferro al nikel, dall'oro allo zinco, dal carbone alla lana che fino ad oggi sono stati appannaggio della Cina. Dobbiamo recuperare questo ritardo, tanto più che il l’Italia è da sempre un Paese trasformatore di materie prime».

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