Made in Italy I distretti modello vincente per la ripresa

Il modello dei distretti, che ha fatto la fortuna del made in Italy, è ancora valido? Una domanda a cui il rapporto annuale del Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo - guidato da Gregorio De Felice - dà una risposta positiva: le «unità di base» produttive dell’industria nel nostro Paese sono uscite dal triennio 2005-07 rafforzate, sia sotto il profilo dei ricavi che della redditività.
Esiste insomma un «effetto distretto» che ha consentito alle aziende italiane di reagire positivamente a un contesto non facile, caratterizzato da forti pressioni competitive, dal rialzo dei prezzi delle materie prime e da un cambio euro-dollaro penalizzante. E se è vero che l’analisi si ferma un passo prima dell’inizio della crisi, è altrettanto vero che se ne possono trarre auspici positivi per i mesi a venire: ci sono cioè le condizioni per un rapido recupero non appena riprenderà la domanda, interna e soprattutto internazionale, vista la peculiare vocazione all’export - 50% sul fatturato - dei distretti. Non solo: la fase di ripresa, appena conclusa, ha visto aumentare la platea delle imprese di media dimensione, che nei distretti sono salite da 1.562 nel 2005 a 1.774 nel 2007, su un totale passato, nello stesso periodo, da 7.900 a più di novemila aziende. D’altra parte, in settori chiave del made in Italy come i beni per l’edilizia, il mobile e il sistema moda, un’impresa su due è localizzata nei distretti. Un aumento di dimensione che ha consentito di rafforzare le strategie basate su qualità, innovazione e internazionalizzazione, favorendo il riposizionamento delle imprese a livelli più elevati di competitività.
Non tutto il sistema, però, è agli stesso livelli: il quadro d’insieme positivo, infatti, nasconde situazioni molto differenziate, sia tra un distretto e l’altro, sia all’interno della stessa area territoriale, omogenea dal punto di vista produttivo ma non da quello dei risultati. Nel comparto del mobile, ad esempio, convivono distretti con livelli di redditività ottimi e altri in difficoltà: e lo stesso avviene nel sistema moda, coinvolgendo anche aree produttive storiche come il polo fiorentino della pelle o quello tessile di Prato. E il futuro? «Il 2008 - ricorda Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo - si è chiuso con un andamento soprattutto delle esportazioni in progressivo peggioramento, per ragioni di domanda internazionale e non di competitività aziendale come dimostrato dalla ricerca». Tuttavia, «l’energia che molti distretti continuano ad esprimere contribuirà ad affrontare la fase congiunturale molto difficile che abbiamo davanti a noi».

In questa battaglia il ruolo delle banche sarà decisivo, e imporrà scelte non facili, come ha sottolineato l’altro ieri Alessandro Profumo, ad di Unicredit, che, come Intesa Sanpaolo, è capofila della cordata bancaria con cui Fiat sta trattando un finanziamento da 5 miliardi.

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