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Madonna, regina solitaria con il suo circo kolossal

L’omaggio a Jackson: piango tutti i giorni pensando a lui. A San Siro ancora biglietti in vendita, dopodomani a Udine. Il suo tour ha incassato in un anno 110 milioni di dollari. lei sul palco con una Rolls Royce

Madonna, regina solitaria con il suo circo kolossal

Milano - Tanto per iniziare, lei stasera arriverà sul palco di San Siro in Rolls Royce come a dire: sono sempre la regina. E poi via con la più grandiosa passerella di effetti speciali, di roboanti sciccherie, di atletismi mozzafiato che la storia del pop ricordi, roba che in poco più di un anno ha contabilizzato centodieci milioni di dollari e tappezzato i giornali di tutto il mondo più di qualsiasi altro spettacolo. Adesso che è rimasta l’ultima delle popstar planetarie, che senza Michael Jackson è l’ultima a sublimare il pop nel linguaggio davvero di tutti, Madonna continua il tour delle meraviglie (biglietti in vendita ancora oggi, dopodomani sarà anche a Udine) mantenendo un profilo persino troppo basso per lei. Anche qui a Milano, dove è arrivata dopo lo show a Parigi Bercy, si è rifugiata in un albergo del centro (lo stesso dei Rolling Stones, per intenderci), ha fatto poche prove, non ha lasciato filtrare granché.

Unica curiosità: ha chiesto all’albergo una saletta con il soffitto alto almeno tre metri per poter provare lì i suoi stacchetti acrobatici ed evitare di farlo nell’afa di San Siro. Tutto il resto dello show, tanto, sarà preciso come un cronografo: le partiture, le basi vocali che l’aiutano sempre più spesso, le frasi da dire. Certo, stasera in scena farà il suo omaggio a Jacko, accennerà a Billie Jean e a Wanna be startin’ somethin’, tutto perfetto, tutto quasi commovente, mentre un danzatore farà il moonwalk, il passo che Michael Jackson ballava prendendosi pure gli applausi di Fred Astaire. «Piange ogni giorno pensando a lui», ha detto il suo manager Guy Oseary che poi ha pure aggiunto che i due, il Re e la Regina, avrebbero duettato insieme durante uno dei concerti in programma alla O2 Arena di Londra. Ora la Regina è da sola e stasera dirà soltanto: «È stato uno dei più grandi performer che il mondo abbia mai conosciuto». Stop. E poi continuerà a muoversi come un’ossessa, a chiedere l’impossibile al suo fisico scolpito da tre ore al giorno di palestra, sempre, ovunque.

Ci sono foto che la mostrano cupa e rattrappita, quasi prosciugata da una dieta feroce e dall’ossessione di rimanere incatenata al suo passato, allo scintillio delle forme, all’armonia della stessa Madonna che allo stadio di Torino disse «sieti caldi? Bene, anch’io» prima di sdoganare il pop verso gli anni Novanta. Ora che ha quasi cinquantun anni e nessun limite ancora da superare, il suo rischio è quello di implodere, di cercare l’impossibile scadendo nel grottesco e in quella autoreferenzialità che spesso travolge le popstar quando sono diventate così grandi che di più non si può. Insomma, lo Sticky&Sweet Tour è la prova del nove ed è senz’altro l’ultima volta di questa Madonna così calibrata, così computerizzata. Chi le sta intorno dice che ha voglia di cambiare, come sempre peraltro. E che lo farà con stile, come non sempre le è successo. Piccolo segnale: dopo il terremoto in Abruzzo, lei che ha le radici a Pacentro, ha subito donato mezzo milione di sterline, una cifra mica da ridere neppure per la madre di tutte le popstar. E ha chiesto di non dare troppo risalto alla notizia, come se fosse realmente ciò che dovrebbe essere: un fatto privato. Niente gigantismi, niente strilli. È una novità, forse un segno di ciò che sarà la nuova Madonna, regina solitaria. A Parigi aveva con sé sua figlia Lourdes, che ha 13 anni, e i due adottivi, David e Mercy, tutti blindati da guardie del corpo e bambinaie che hanno invaso il Ritz. Lei ha fatto il suo concerto a Bercy, si è blandamente infortunata e ci sono foto che la ritraggono mentre torna in camerino con il ghiaccio sulla caviglia sinistra, l’accappatoio bianco e lo sguardo tutto sommato rassegnato. È in giro da quasi un anno, una data dopo l’altra, ma qualcuno si ricorda di qualche sua scoppiettante provocazione? Di qualche dichiarazione a effetto o boutade sexy o spesa folle? Difficile. Le uniche esagerazioni stanno nel guardaroba del tour, 3.500 costumi di scena, o nello staff da 250 addetti comprese le cinque assistenti che impiegano non più di un minuto e mezzo nell’aiutarla a cambiarsi d’abito durante il concerto. Punto e basta. Il resto è ordinaria amministrazione per divi straordinari: alberghi al top, ospiti vip, incontri molto riservati. E poi il concerto, complicato marchingegno che l’anno scorso ha debuttato a Cardiff e che andrà avanti fino a settembre prima di andarsene in archivio. Il bilancio? Positivo, e mica solo per il patrimonio che ha incassato.

Madonna ha completato il suo terzo decennio lassù in cima e ha fatto molto di più di quanto persino Andy Warhol, lui così pessimista, potesse sperare o immaginarsi. Soprattutto, ha ridipinto l’intero quadro del pop. Dalla prossima volta, toccherà a lei il compito più grande: cambiar tela e provare a spiegarcela un’altra volta, restando sempre lì, nella sua Rolls Royce.

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