Belluno«Pronto, è in casa la professoressa Pampanin?». «Chi la desidera?». «Il Giornale, vorremmo parlare con lei perché ci spiegasse il motivo del nobile gesto di restituire gli 8 euro e mezzo del libro di testo alle famiglie dei suoi studenti». «Guardi, adesso è fuori, provi tra un paio dore».
I tentativi si riveleranno inutili, il telefono suonerà sempre occupato. La professoressa. Maria Giovanna Pampanin, 60 anni, di Canale dAgordo (Belluno) lo ha staccato. Strano paese, lItalia, dove cè uno stuolo di personaggi che venderebbe la madre per finire sui giornali o in tv, e dove chi si comporta in maniera onesta quasi si vergogna di ricevere pubblici attestati di stima e riconoscenza. E da quando la notizia, non certo per volontà dellinteressata, è rimbalzata sulle colonne del Gazzettino e del Corriere del Veneto, linsegnante ha tirato su una cortina di pudica protezione della privacy.
La notizia? Ci vuole poco a spiegare quel che è successo. Da poco in pensione, lultima classe in cui la professoressa Pampanin ha insegnato Lettere è stata una prima della scuola media di Canale dAgordo. Agli alunni di quella classe, al termine dellanno scolastico, aveva fatto acquistare un libro per fare i compiti per le vacanze, del costo di 8 euro e mezzo. Poi, siccome quei compiti lei non li ha mai corretti, colta da un senso di responsabilità, ha deciso di restituire i soldi alle famiglie. In ogni busta ha infilato 8 euro e mezzo e ha allegato una letterina di scuse.
«Lo ritengo un atto dovuto - ha spiegato linsegnante, molto stimata e rispettata a scuola e in paese -. Avevo chiesto io lacquisto del volume, ma non ho mai ultimato la correzione del lavoro dei ragazzi. Così, anche se sono passati due anni, ho sentito di dover chiedere scusa e di risarcire i genitori per i costi sostenuti. Pochi euro, accompagnati da parole semplici, sincere».
I genitori sono stati sorpresi da questo gesto, che comprende un misto di amore per il lavoro svolto con passione e competenza per tanti anni e di senso del dovere. E poi qualcuno ha pensato di rendere pubblica la notizia proprio per rendere omaggio alla «prof» Pampanin. Che, presa alla sprovvista dai cronisti locali, ha risposto quasi imbarazzata a poche domande, prima di barricarsi dietro al diritto di privacy. «Tutto questo è un discorso tra me, i ragazzi e i loro genitori - ha argomentato - non mi pare ci sia molto altro da aggiungere. Si tratta di un percorso personale. Certo, in un mondo in cui sembrano contare solo denaro, potere e successo a tutti i costi, credo che ciascuno di noi abbia il dovere di ricordare che esistono anche correttezza, lealtà. modestia e impegno. Tanto più quando si ha a che fare con i giovani, perché loro capiscono molto di più di quanto si pensi».
Il telefono resta staccato, la professoressa Pampanin non vuole aggiungere altro a quello che, peraltro, non avrebbe voluto neanche dire. Gli articoli usciti sui giornali locali non le hanno fatto piacere, anche se tutto lAgordino è orgoglioso di avere avuto per i propri giovani uninsegnante del genere. Adesso pare abbia intenzione di dedicare un po del suo tempo libero al volontariato, senza ovviamente dimenticare lopera di assistenza allanziana madre. Dopo ladozione a distanza di una comunità di recupero in Argentina, pensa di impegnarsi sul campo, magari di andare in Africa a dare una mano. «Non come insegnante - ha precisato - ma con una mansione più semplice, magari facendo linserviente o la cuoca in cucina. Limportante è creare un contatto con gli altri. Sto aspettando che mi arrivi qualche risposta, ma è un mio desiderio, nulla a che fare con la religione, piuttosto è un sentire sociale».
A tarda sera il telefono è ancora staccato, le dà proprio fastidio diventare una notizia facendo semplicemente quello che sente giusto fare. Non fosse una parolaccia, si potrebbe parlare di valori. Non dite alla «prof» Pampanin che è per questo che finisce sui giornali, se no parte domani per lAfrica e non torna più.
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