A maggio esplodono le allergie Ne soffrono anche gli anziani

Gianni Clerici

Maggio è il mese più difficile per coloro che soffrono di allergia: lacrimazioni, starnuti, tosse, qualche volta difficoltà a respirare (specialmente di notte), insomma un malessere diffuso che rende difficile condurre una vita normale. Quest’anno, rispetto agli anni precedenti, c’è una novità che arriva direttamente dall’Oms (Organizzazione mondiale delle sanità): anche gli anziani soffrono di rinite allergica. Questo tipo di paziente, novanta volte su cento, diventa asmatico, perché le sue difese immunitarie - data la presenza di altre patologie - sono minime.
Il professor Walter Canonica, cattedratico dell’Università di Genova e presidente designato della World allergy society, ha recentemente ricordato che la compromissione dei soggetti anziani è un fenomeno preoccupante e che la classe medica deve curarla il più presto possibile.
La componente asmatica (che spesso impedisce di lavorare e di dormire) è presente in 80 casi su cento. Una ricerca condotta in Italia da Swg - che ha interrogato 101 medici e 505 pazienti - è arrivata alla conclusione che questi malati vedono peggiorare notevolmente la loro qualità di vita. In 74 casi su cento hanno una tosse insistente, accompagnata da sibili, e si dichiarano «debolissimi».
Un altro aspetto negativo è rappresentato dal prolungamento della sintomatologia. Dice con una certa preoccupazione Canonica: «Le forme allergiche tendono ormai ad abbandonare la stagionalità. Nei soggetti anziani non hanno in pratica interruzioni, si manifestano in tutte le stagioni, con grave fastidio per i pazienti». Ai sondaggisti della Swg più di cinquecento pazienti hanno espresso il desiderio di curare contemporaneamente rinite allergica ed asma.

Il professor Canonica, intervenendo a un recente congresso, ha affermato che esiste la possibilità di raggiungere questo risultato.
Una sostanza non solo elimina la sintomatologia esterna ma previene le complicazioni asmatiche. Bisogna però intervenire subito. Ogni ritardo, infatti, moltiplica i rischi, già alti nei pazienti anziani.

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