da Genova
Innocente fino a prova contraria? Sì, sarà. Ma loro la sentenza l’hanno già emessa: colpevole. I genitori di Maria Antonietta Multari, assassinata in strada a Sanremo da Luca Delfino, non seguono i tempi della giustizia. La condanna è pronta per essere eseguita. «Prima ancora che con quel pazzo criminale - hanno detto papà Rocco Multari e mamma Rosa - devono fare giustizia con il giudice, perché è lui il vero assassino di nostra figlia». Il giudice è il pubblico ministero che ha deciso di non firmare la richiesta di arresto per Luca Delfino più di un anno fa, quando il trentenne genovese era l’unico sospettato per l’omicidio di Luciana Biggi, la sua ex fidanzata sgozzata in strada, esattamente come Maria Antonietta.
Non cercano giustificazioni. Non dicono di parlare perché straziati dal dolore. No. Il loro atto d’accusa arriva il giorno dopo il delitto evitabile. Ed è durissimo. Lasciano perdere le lacrime, Rocco e Rosa. Ora hanno un obiettivo preciso: «Lanciamo un appello al ministro di Grazia e Giustizia: deve mandarli a casa quei magistrati che lavorano soltanto per prendere lo stipendio a fine mese». La rabbia e il senso di ingiustizia. «Dicono che bisogna avere fiducia nella giustizia. Che bisogna rispettare il lavoro dei magistrati. Io rispondo che c’è solo da vergognarsi di essere italiani», è la reazione di un padre che non accetta di non poter più fare alla figlia un regalo di compleanno. Ieri, come negli anni prossimi. E solo perché alla vigilia del trentatreesimo compleanno la sua Maria Antonietta è stata massacrata da un ragazzo che più di un anno fa sarebbe potuto finire in galera. Arrestato per aver commesso un delitto identico. Solo che «adesso non ha più senso l’intervento dei magistrati».
La procura di Genova, sotto accusa. Ma anche le forze dell’ordine. La squadra mobile del capoluogo ligure aveva fatto il possibile, aveva scritto e detto più volte ai magistrati che Delfino andava fermato. Ma la mamma di Maria Antonietta Multari pensa ad altri. «Luca continuava a picchiarla, a molestarla e a minacciarla, tanto che ultimamente mia figlia era stata costretta a cambiare casa, in gran segreto, per sfuggire da quell’incubo - racconta la donna senza timori di fare accuse pesanti -. Avevamo presentato più di un esposto ai carabinieri, ma quando esprimevo i miei timori, il maresciallo mi rispondeva di stare tranquilla, di non esagerare o drammatizzare perché loro gli stavano col fiato sul collo. Ma a cosa serve denunciare i fatti, se poi va a finire tutto dentro un cassetto?».
Eppure le minacce c’erano state. Lo confermano anche le denunce. Che però avevano solo reso più aggressivo l’ex fidanzato respinto.
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