Ai mondiali di Melbourne, 365 giorni fa, finì addirittura fuori dalla finale iridata. Venerdì ha sorpreso tutti, polverizzando il record del mondo del padrone di casa Pieter Van den Hoogenband che resisteva da quasi otto anni. Ieri, se possibile, ha fatto ancora meglio, costringendo tutti quanti a ritoccare ulteriormente tabelle e statistiche: se il 4760 nuotato laltro ieri era - a detta di tutti - un tempo «folle», trovare un nuovo aggettivo per descrivere il crono con il quale Alain Bernard ha ribadito al mondo intero la propria superiorità nei 100 stile è proprio difficile. Perché dietro al 4750 nuotato nella finale continentale di ieri si annida la crescita stupefacente di un atleta che fino a un anno fa faticava, e non poco, a restare sotto i 49 secondi. Ma che in un solo anno di fatica e sudore ha messo su dieci-chili-dieci di muscoli e snellito di un secondo e 38 centesimi le proprie prestazioni, fino a prendersi prepotentemente lo scettro europeo della specialità. Sorride dunque Alain Bernard, ma sorride anche Filippo Magnini, terzo in 4853, uno che nelle occasioni che contano ha dimostrato di avere carattere da vendere. «Rispetto alla semifinale - spiega SuperPippo che ha nuotato i secondi 50 metri addirittura più velocemente di Bernard - ho gareggiato con più testa, nonostante non fossi al top della forma fisica». E il pensiero finisce inevitabilmente ai Giochi olimpici quando, «basterà passare un po più veloci ai primi 50 metri per potermela giocare fino in fondo». A Pechino, dunque, sarà di nuovo Bernard-Magnini: il nuovo che avanza a suon di record del mondo contro il due volte iridato che lancia la sfida: «Di certo non andrò in Cina per arrivare secondo».
E arrivederci a Pechino anche alla tanto attesa «resa dei conti» tra Federica Pellegrini e Laure Manaudou: la francesina ha snobbato la gara dei 200 stile, non presentandosi ai blocchi di partenza delle batterie eliminatorie, mentre la Pellegrini è stata squalificata per una partenza irregolare. Il regolamento Fina infatti prevede che chi parte in anticipo venga automaticamente squalificato: a sorprendere è il fatto che la decisione - in uno sport così mediatico e tecnologicamente avanzato - spetti solamente al «colpo docchio» dei giudici che stazionano dietro ogni blocco di partenza. Niente aiuti tecnologici, quindi. E così è successo anche per la Pellegrini: subito dopo la gara, lo starter olandese ha avvertito il giudice arbitro spagnolo Wucherpfenning che la nuotatrice in corsia 4 (appunto la Pellegrini) era partita in anticipo. Risultato, il giudice arbitro depenna litaliana dalla classifica. Inutili i due ricorsi presentati dalla Fin (la Federazione italiana nuoto), le prove video e il riscontro cronometrico che dà ragione alla Pellegrini (il tempo di reazione è infatti di 70 centesimi, completamente nella norma): la decisione del giudice arbitro è inappellabile. Restano solo le reazioni della spedizione azzurra: secondo il ct Castagnetti è «uningiustizia, Federica valeva il record del mondo», mentre è la stessa Pellegrini a dirsi «allibita» per unesclusione sulla quale resta comunque un alone misterioso: è la terza volta, dopo la squalifica di Rosolino a Berlino 2002 e quella che privò Facci delloro dei 200 rana a Budapest, che un big azzurro incorre in un episodio del genere. E sempre per mano dello stesso arbitro spagnolo: diceva uno che a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca...
Chi in questeuropeo ha invece «azzeccato» tutto è Tania Cagnotto, ancora sul podio in una gara di tuffi dallamata-odiata piattaforma: nella finale del sincro, in coppia con Noemi Batki, le azzurre si sono messe al collo la medaglia di bronzo. Una medaglia agrodolce, perché le azzurre hanno dimostrato di valere una qualificazione olimpica, obiettivo fallito un mese fa proprio a Pechino.
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