Maria Rosa Quario
da Soelden
Miller ride, Maier piange. Miller ha perso, Maier ha vinto. Sedicimila persone non sanno se essere contente per la vittoria austriaca o tristi per la sconfitta dellidolo americano. Lapplausometro attorno al podio segnala un leggero vantaggio per Bode, ma Hermann non se ne accorge, troppo preso da una gioia che sembra quella di un giovane alla prima vittoria in carriera. E invece prima di questa ce ne sono state altre 50.
Il primo gigante maschile di coppa non ha tradito le attese, è stato uno spettacolo straordinario il cui finale sembrava già scritto. Miller che domina la prima manche in scioltezza, Miller che a 30 dalla fine passa con 95/100 di vantaggio su Maier e sembra aver già gara e 100 punti in tasca. Tutti pronti allovazione per lo sciatore più amato del pianeta ed ecco che sul tabellone appaiono in rosso tre numerini: 007. Missione compiuta.
Miller ha perso, Maier ha vinto. Miller parla ancora di doping («Ne resto ben lontano ma non ne capisco le regole, cioè non capisco perché una persona normale può prendere medicine per stare meglio e un atleta no»), poi ride «perché non avevo mai visto un austriaco così contento dopo una vittoria, Hermann ha fatto un bello show allamericana, quasi quasi voleva anche baciarmi!». Maier piange, «perché ho provato unemozione troppo forte, ormai ero rassegnato al secondo posto, ma ero felice anche così».
E così, mentre lurlo della folla non sapeva se essere di delusione o di gioia, Miller si chiedeva che cosa poteva aver combinato in quelle trenta porte finali: «Per voi sarà stata una sorpresa, ma io tagliando il traguardo sapevo di aver perso, perché non ho sciato bene, non ho mai preso velocità. Certo, non sapevo di avere quel vantaggio allintermedio, ma vorrei anche dire che mentre Hermann nella seconda manche ha avuto il sole, io sono sceso al buio».
Ci sono problemi di assetto sugli sci ancora da risolvere, spiegherà Bode con calma dopo la premiazione, mentre un po più in là Maier racconta per lennesima volta lemozione che gli ha prosciugato ogni energia. «Non me laspettavo, ma ho dato tutto me stesso e rivincere qui dopo cinque anni è troppo bello, perché allora, nel 2000, era una vita fa». Era la sua prima vita, quella da Herminator delle piste, atleta spietato che tutto tritava sotto gli sci. Poi lincidente in moto, il timore di perdere una gamba, il ritorno faticoso, la trasformazione in essere umanissimo e molto più simpatico. Ma sempre vincente. È lui il campione del mondo di gigante, la specialità base, la più bella e più difficile dello sci. È lui il primo capofila di una coppa che già promette scintille, perché ieri oltre al duello allultimo centesimo fra i due numeri uno, si è visto un bel movimento, con molti giovani che, grazie anche ai cambiamenti di visibilità nella seconda manche, sono riusciti a risalire da numeri di partenza altissimi.
Un gradino di ghiaccio ha purtroppo tradito Giorgio Rocca, che ha perso uno sci mentre era lanciato con il sesto tempo parziale, un mezzo miracolo per uno che da anni non bazzica le zone alte del gigante. È andata meglio ad un altro azzurro, Alberto Schieppati, 37º al via e intelligente a controllarsi nella prima manche. Nella seconda, con il secondo parziale, ha risalito ben 15 posizioni per un decimo posto finale molto incoraggiante dopo una stagione di patimenti. Max Blardone ha chiuso invece sesto, dopo aver perso lennesima occasione della carriera e sotto il podio è stato un po spavaldo in certe dichiarazioni fuori luogo, buttate lì più per la rabbia che per altro. Tema? Il doping, ancora lui. Daltra parte, Miller se lè tirata addosso, ci metterà un po per far sbollire la febbre.
Gigante maschile Soelden: 1. Maier (Aut) 21760; 2. Miller (Usa) a 007; 3. Schoenfelder (Aut) a 018; 4. Raich (Aut) a 077; 5.
Prossime gare: 25, 26 e 27 novembre a Lake Louise (Canada) discesa e due superG maschili.
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