La procura di Milano ha deciso di andare avanti. Al carabiniere del Nucleo radiomobile alla guida della Giulietta che dopo un inseguimento di 8 chilometri ha colpito lo scooter con a bordo Ramy Elgaml, provocandone la morte, lo scorso 24 novembre, è stato contestato l'omicidio stradale. Stessa accusa contestata al ragazzo che guidava lo scooter quella notte nella folle fuga, fino allo schianto tra via Ripamonti e via Quaranta.
L'accusa rivolta al militare alla guida dai pm è di essersi sempre l'essersi tenuto "ad una distanza dallo scooter inseguito estremamente ravvicinata", quasi "affiancando" il TMax: la distanza laterale era di 80 centimetri, si legge nell'atto, mentre la velocità era di circa 56,4 chilometri orari (a fronte di una velocità dello scooter guidato dall'amico di Ramy di circa 54 chilometri orari nel tratto finale). Insomma, per i pubblici ministeri, la Giulietta dei carabinieri a una distanza e una velocità "inidonee" a prevenire eventuali collisioni con lo scooter. Sul Tmax, si legge nell'avviso di conclusione delle indagini, peraltro, uno dei due "visibilmente viaggiava senza casco".
Stessa accusa di omicidio stradale è stata contestata all'amico di Ramy, Fares Bouzidi. L'accusa è di avere messo in atto una fuga pericolosa, senza patente, "con picchi di velocità superiori ai 120 km orari", anche in "contromano", chiarendo che all'altezza dell'incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta lo scooter tentò di girare a sinistra, ma ci fu poi una "repentina ed improvvisa manovra a destra". Dopo l'urto, lo scooter scivolò e Ramy fu sbalzato "contro il palo" di un semaforo. Il ragazzo fu anche investito dalla macchina dei militari che si schiantò in quella direzione. A Fares contestate anche le aggravanti della guida senza patente e contromano.
Restano confermate anche le imputazioni per due militari per depistaggio e favoreggiamento: i due avrebbero detto "cancella immediatamente il video (...) adesso ti becchi una denuncia" al teste oculare. Testimone che fu individuato solo grazie ad una "trasmissione televisiva". Altri due carabinieri, poi, sono accusati di depistaggio perché avrebbero costretto un altro teste "a cancellare" nove file "video". "Abbiamo già dimostrato ampiamente come l'uomo che accusa i due militari di avergli fatto cancellare il video dell'incidente, al momento dell'impatto si trovava a 290 metri dal luogo dello impatto stesso", il commento dell'avvocato Pietro Porciani.
Quattro carabinieri sono indagati per avere attestato il falso e omesso alcuni fatti nel verbale di arresto. Non avrebbero inoltre dato atto della presenza di dashcam e bodycam che avrebbero ripreso "l'intera fase dell'inseguimento".
"Carabinieri a processo per la morte di Ramy? Un'altra richiesta assurda e vergognosa. Onore all’Arma e alle nostre Forze dell’Ordine! Riforma della Giustizia? Sì, grazie", scrive su X il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini.