Malanni? Questione di ritmo. Il medico che fa ballare le cellule a tempo di musica

Matteo Gelardi lavora al Policlinico di Bari e ha fondato l'Accademia di citologia nasale: "I nostri tessuti danzano. E il loro tempo va rispettato"

Malanni? Questione di ritmo. Il medico che fa ballare le cellule a tempo di musica

Questione di naso. E il naso, che ci permette di respirare e, perfino, di ascoltare della buona musica, deve avere l'importanza che merita. Solo così le vostre cellule danzeranno al giusto ritmo. Qualche perplessità? Le parole che seguono chiariranno di che cosa stiamo parlando.

Questione di naso, dunque. A tal punto che il professor Matteo Gelardi, specialista otorinolaringoiatra al Policlinico Universitario di Bari e presidente-fondatore della Accademia italiana di citologia nasale (Aicna) non lo ha mai lasciato solo (il naso). Lo ha studiato, lo studia, continuerà a studiarlo e a captarne ogni minima reazione. Ed è studiandolo che è giunto ad una conclusione sorprendente: guardando dentro il naso si capisce che le nostre cellule reagiscono alla musica, vibrano e danzano. «Tutta la nostra mucosa è tappezzata da cellule che hanno un battito simile a quelle delle ciglia, da qui il nome di cellule ciliate. Ebbene -spiega il professore- queste cellule battono dalla formazione del feto fino a 12 ore dal decesso. Scandiscono 4 battiti al secondo e tutto ciò che, penetrando nella cavità nasale, cerca di ridurre questo battito fa segnare subito una alterazione del ritmo ed è quindi segnale di qualcosa che non va. Pensate al cuore, il cuore ha un suo tempo, altrimenti è aritmia. E il nostro respiro? Ha un tempo, altrimenti è affanno. In buona sostanza le cellule hanno senso ritmico perché si muovono ininterrottamente».

Il ritmo e le vibrazioni: corde che hanno «pizzicato» il prof. Da una trentina di anni studia il naso al microscopio, ma i suoi interessi spaziano dalla musica all'arte, all'astronomia. E così, ha pensato bene di divulgare queste sue certezze sulle cellule, portandole a teatro. Più precisamente al Petruzzelli di Bari dove, dal 2014 ha dato immagini e suoni al suo Art and Science, una performance live, che, mettendo al centro del palcoscenico le cellule, le fa rappresentare e interpretare attraverso gli interventi di colleghi medici, scienziati, ricercatori, musicisti, critici d'arte e persino stilisti. Uno spettacolo decisamente sui generis, che trae origine anche da un'altra passione di Gelardi: la batteria.

Le «sue» cellule, che poi sono esattamente anche le nostre, Gelardi ha cominciato a farle danzare appunto tre anni fa, quando nel suo debutto al Petruzzelli è stato affiancato da Carlo Ventura, professore di Biologia Molecolare dell'Università di Bologna, noto studioso di staminali, il quale ha fatto ascoltare agli spettatori i suoni che le cellule si trasmettono per comunicare tra loro. «Suoni fondamentali perché sono segnali di sopravvivenza». Poi Gelardi ci ha messo del suo e continua a metterci del suo ad ogni spettacolo (l'appuntamento si rinnoverà in ottobre) abbinando i suoni giusti alla cellula giusta. Come fa un sommelier con il vino. Il primo segue le sensazioni che sprigiona un profumo, lui le vibrazioni e le reazioni delle cellule alla musica giusta. E quella musica poi la suona. Con il suo complesso, il «Complesso dei Golgi» («Come citologo non potevo che battezzarlo così»). Lui alla batteria, naturalmente, e altri medici a completare la band.

Curiosi di conoscere gli abbinamenti scelti da Gelardi per far danzare le cellule? Eccone alcuni. Per il ritmo respiratorio: Breathe dei Pink Floyd; per il ritmo nel movimento: Adagio dei New Trolls; per il ritmo sonno-veglia: One magic night dei New Trolls e Time dei Pink Floyd; per il ritmo delle stagioni: The seven seasons ancora dei New Trolls. E per il ritmo delle cellule cigliate: Barocco' n roll sempre dei New Trolls; per il ritmo della vita: Stairway to heaven sempre dei Led Zeppelin. Ma si può continuare e continuare.

Le ragioni delle scelte? «I brani hanno la stessa frequenza registrata da una cellula in quel determinato momento». Intendiamoci, non supposizioni ma reazioni. Fotografate da Gelardi al microscopio trifasico: frequenza di quel brano uguale reazioni della cellula. La tesi di Gelardi è quindi sintetizzabile come segue: se al jazz si preferisce la musica classica o il rock, è una questione di cellule. Perché le cellule del corpo umano non solo dialogano attraverso scambi chimici ma si passano informazioni anche a livello sonoro. «Fra qualche anno- è la sua convinzione- il microscopio, svelando i gusti musicali delle nostre cellule, forse potrà spiegarci perché qualcuno è più attratto dalla musica classica, dal jazz o dal rock. D'altra parte anche grazie a questi studi la citologia nasale è divenuta una nuova diagnostica che ci permette di dare nome a malattie che prima non si sapeva nemmeno come definire. Di fatto l'osservazione delle cellule danzanti è diventata preziosa in questa direzione: la cellula stessa ha infatti un citoscheletro, altrimenti si affloscerebbe. Ebbene, questo supporto si contrae e la contrazione permette la circolazione degli organuli delle varie sostanze. E quando una cellula ha una malattia la trasmette anche all'altra. La contrazione è una sorta di danza, una danza interna. È il ritmo della vita. E quando un corpo vibra in armonia c'è benessere».

Ma torniamo in scena, al Petruzzelli. Gelardi non si è fermato alla musica, già nel 2014 ha sposato anche cellule ed arte. «Io presentavo un'immagine della cellula al microscopio, chiamavo un critico d'arte a commentarla, il primo è stato Philippe Daverio, e lui, per morfologia e cromatismo, si collegava, per esempio, a Picasso piuttosto che a Kandinsky». Dopodiché quelle immagini di cellule, affiancate ai quadri di autore, si materializzavano su altre tele, di seta e cotone, e sfilavano su una passerella grazie alla fantasia della scenografa e costumista Giovanna Gelardi (casualmente figlia d'arte di una famiglia che l'amore per le cellule ce l'ha proprio nel Dna).

Ma non è tutto. La diagnostica della citologia nasale è destinata, in tempi brevi, a far salire verso l'alto le cellule danzanti. «Se riesco a trasformare la cupola del Petruzzelli in un grande planetario- anticipa Gelardi- condurrò le cellule lungo un percorso fra le stelle, giusto per festeggiare i miei 60 anni, al mio prossimo Art and Science di ottobre. Un viaggio dal Micro al Macrocosmo in compagnia di un astrofisico e mi auguro anche dell'astronauta Samantha Cristoforetti.

«Ho già individuato i brani più adatti ad accendere la sensibilità di spettatori e cellule in orbita». Sicuro, professore, che le cellule danzeranno anche lì? «Sicuro. Perché la musica è sintonia. E la sintonia è una magica alchimia».

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