La maledizione di Arnold Ritorna in galera l’eroe tv mai cresciuto

C’era una volta un bambino e adesso non c’è più. Arnold non è mai cresciuto, è invecchiato e basta, il tempo gli è sfuggito via e lui non se n’è nemmeno accorto. «What you talkin’ about, Willy», «Che cavolo stai dicendo, Willy» era un tormentone globale al confine tra gli anni Settanta e gli Ottanta, lo ha ripetuto per nove anni in 189 puntate, senza stancare mai, nella serie tv che gli Stati Uniti chiamavano: «Different Strokes». Era il mio amico Arnold, guadagnava cento milioni delle vecchie lire a puntata, era ospite fisso alla Casa Bianca, era piccolo, nero e sbagliato ma aveva l’America ai piedi come un Obama bonsai. E la sfortuna sembrava sorridergli. Era nato con una gravissima disfunzione ai reni, la crescita gliel’avevano bloccata i farmaci che dovevano curarlo. Rimase piccolo per tutta la serie mentre gli altri crescevano, diciottenne, ma bambino per sempre, Gary Coleman smise di essere Arnold senza trovare più ruoli che fossero su misura per lui, un adulto di un metro e quarantadue di altezza per trentotto chili di peso, tranne quello del simbolo disperato di un'epoca che non c'è più, di uno che è stato tutto e che adesso non è più niente. Ai guadagni spariti si sono aggiunti problemi di salute, due trapianti di reni falliti, la condanna quotidiana alla dialisi, lo sfascio familiare, i rapporti spezzati con i genitori adottivi, quelli veri non quelli del film, che si sono portati via tutti i suoi guadagni. Si è ritrovato a lavorare, a lavorare sul serio, venditore di auto di lusso, sorvegliante in un centro commerciale, la rabbia repressa, l’amarezza, la solitudine sono esplose in un pomeriggio qualsiasi, ma tu sei Arnold, lo ha riconosciuto una tipa, me lo fai un autografo? L’ha massacrata di pugni, soltanto perché rideva di lui, di quello che poteva essere e non è stato, si beccò tre mesi con la condizionale. Arnold è tornato in prigione ieri. I poliziotti sono andati a prenderlo di persona nella sua casa nello Utah e infilato in una cella di Salt Lake City, sempre troppo grande per lui, in attesa che qualcuno gli paghi la cauzione, poco più di 1.700 dollari. Non si è presentato ad un’udienza in tribunale dov’è accusato dalla moglie, l’attrice Shannon Price, di violenza domestica. Per riconciliarsi erano andati in tv, nel reality giudiziario «Divorce Court». Il giorno dopo i vicini li avevano sentiti riprendersi a mazzate. Voleva battersi con Arnold Schwarzenegger per diventare governatore della California.
La chiamano la maledizione di Arnold, come se non fosse già sfigato di suo, e ha fregato tutti i suoi compagni. Todd Bridges nei guai con la legge c’è finito quando ancora era Willie, il fratellino di Arnold. Non solo droga ma anche detenzione abusiva di armi e di esplosivo. Venne arrestato per aver tagliato la gola a uno spacciatore di Los Angeles in una lite, lo salvò in extremis Johnnie Cochran, l'avvocato che ha evitato il patibolo a O.J. Simpson. L’anno dopo la moglie chiese il divorzio e lo denunciò per percosse. Ma in fondo gli è andata bene rispetto a Kimberly. Si può rinascere chissà quante volte, ma Dana Plato non c’è mai riuscita. Era la principessina d’America, tutti erano innamorati di lei, ma non aveva ancora visto il peggio che poteva farle la vita. Rimase incinta nel pieno del successo, lasciò la serie, un anno dopo divorziò, poi la morte atroce della mamma colpita da un’intossicazione del sangue che costrinse i medici ad amputarle braccia e gambe, la rovina finanziaria, il figlio Tyler che finisce in custodia al padre. Perde un lavoro dietro l’altro, viene licenziata da una tintoria, non riesce a farsi assumere come custode di un bagno pubblico e piena di cocaina finisce in galera per aver rapinato armata un negozio di videocassette e poi di nuovo per aver falsificato le ricette mediche per procurarsi mille pastiglie di valium. «Meno male che mi hanno arrestato perché se non mi avessero fermato a furia di impasticcarmi di Valium sarei morta di overdose». L’ha uccisa a 34 anni un cocktail di Valium mescolato con un potente anelgesico, il Loritab. Era a casa del fidanzato Robert Menchaca, a Moore, in Oklahoma, in una città devastata dai tornado. «Morte accidentale» disse la polizia senza crederci troppo.

Nell’ultima intervista alla radio gli avevano dato della fallita e lei si era messa a piangere. «Sono sobria da 10 anni e non sono mai stata più felice». Ventiquattr’ore dopo era sul lettino dell’obitorio. In un sonno finalmente senza più sogni.

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