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Malta ora rischia: si indaga per omissione di soccorso

Si è arrivati a quota 9. L’ultimo uomo trovato in mare è stato avvistato ieri nelle acque del porto di Linosa: un altro cadavere del viaggio, beffardamente detto «della speranza» iniziato il 28 luglio da Tripoli e terminato giovedì nel canale di Sicilia. Intanto i 5 eritrei sopravvissuti, una donna, due uomini e due minori, sono stati interrogati da polizia e Guardia di finanza su delega della procura di Agrigento che ha aperto un’inchiesta contro ignoti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio colposo. Il procuratore Renato di Natale, che sta coordinando l’indagine condotta dal sostituto procuratore Santo Fornasieri, non esclude un’eventuale ipotesi di omissione di soccorso. I superstisti, iscritti a loro volta nel registro degli indagati per ingresso illegale nel territorio nazionale, infatti hanno raccontato di essere stati avvicinati da una motovedetta maltese che avrebbe fornito loro acqua e gasolio per continuare la traversata, rifiutandosi però di prenderli a bordo. «Stiamo valutando il racconto dei cinque naufraghi - ha spiegato di Natale-: se dovesse trovare conferma non escludiamo una possibile rogatoria internazionale con Malta con l’ipotesi di omissione di soccorso. Il codice di navigazione internazionale obbliga a prestare soccorso in mare a chiunque si trovi in difficoltà, a prescindere dalla nazionalità. Si tratta comunque di una vicenda complessa, visto che l’episodio è avvenuto in acque di competenza maltese. Teoricamente dovrebbe essere la procura di quel paese a procedere».
Ma il governo maltese non si tira indietro e si dichiara disponibile a fornire tutti i chiarimenti necessari per far luce sulla vicenda, come hanno annunciato ieri il viceprimo ministro e ministro degli Esteri Tonio Borg e il titolare agli Interni Carmel Mifsud Bonnici. Il governo della Valletta ha ribadito la versione delle forze armate, secondo cui al momento dell’avvistamento da parte della motovedetta maltese, avvenuto «in acque libiche» come ha sottolineato, le condizioni di salute dei 5 extracomunitari fossero buone e che gli immigrati avrebbero rifiutato i soccorsi per poter proseguire il viaggio. «Uno dei cinque camminava quasi normalmente in tv ieri (l’altro ieri, ndr) - ha osservato il capo di Stato maggiore dell’Esercito Carmelo Vassallo -. Anche se passi un solo giorno in mare ti tremano le gambe, sicuramente non poteva camminare in qual modo dopo venti giorni. Non voglio dire che gli immigrati stiano dicendo bugie, ma non possiamo credere a tutto ciò che dicono: ai nostri soldati viene detto che ce n’erano altri 75 morti in mare, quello che hanno osservato era un barcone pulito, senza alcun segno dei 20 giorni passati i mare». Il gommone sarebbe quindi stato scortato da militari fino al confine con le acque di competenza italiana. Vassallo ha poi ammesso che negli ultimi giorni le autorità maltesi avevano ricevuto «richieste di informazioni circa un’ottantina di eritrei a bordo».


Malta comunque «non firmerà, nonostante le pressioni, l’accordo», con l’Italia che propone la riduzione della zona di salvataggio in mare di competenza dell’isola, ha ribadito il ministro degli Esteri Borg.

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