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La mamma della Claps: "Questo è un processo che non farà giustizia"

Al via a Salerno il processo contro Danilo Restivo accusato di aver ucciso la studentessa potentina. Il pm chiede 30 anni e critica la chiesa. Ed è subito polemica

La mamma della Claps: "Questo è un processo  che non farà giustizia"

I «fantasmi» non si processano. Tantomeno si processano con il rito «abbreviato» quando la loro ombra aleggia già da 18 anni. Tanti sono infatti gli anni trascorsi dall'assassinio di Elisa Claps. La mamma della studentessa, anche in occasione della prima udienza del processo a Danilo Restivo, apre la bocca per dire cose sagge: «Questo processo non fa giustizia a mia figlia». La signora Filomena lo dice chiaro e tondo prima di entrare nel Tribunale di Salerno dove ieri si è cominciato a giudicare l'imputato «che non c'è»: una specie di «uomo invisibile» che - anche in caso di condanna - non sconterà un giorno di carcere in Italia. Dietro le sbarre ci rimarrà invece per tutta la vita in Inghilterra, condannato all'ergastolo per un delitto - guarda caso - dalle molte analogie con l'omicidio di Elisa, la studentessa 16enne ammazzata il 12 settembre 1993 in un angolo della Santissima Trinità di Potenza dopo aver incontrato Danilo Restivo che le aveva chiesto un appuntamento proprio nella stessa chiesa dove il 17 marzo 2010 (ben 17 anni dopo) furono ritrovati i resti di Elisa. Ora il processo, dopo 18 anni di pasticci giudiziari, guerre di perizie, ipocrisie, falsità, speculazioni. Tanti quelli che hanno qualcosa da farsi perdonare (almeno a livello morale) in questa storiaccia, compresi quelli che si spacciano per «amici» della famiglia Claps, coinvolta suo malgrado in situazioni che sarebbe stato meglio risparmiargli.
Fatto sta che la mamma di Elisa la sua sentenza l'ha già data, e non da ieri. Il verdetto per Filomena è sempre lo stesso: «Mia figlia è stata uccisa da Danilo che ha sempre potuto beneficiare di protezioni in alto loco: dai palazzi della giustizia a quelli della politica, passando per quelli del clero». Parole dure. Come dure sono quelle rivolte ai giudici di Salerno: «Da questo rito non può uscire quello che desideravo, non sapremo mai chi ha aiutato Danilo».
La signora Filomena, dal 1993, non ha mai mancato un appuntamento che riguardasse la ricerca della verità sulla scomparsa prima, e sull'omicidio poi, della figlia Elisa. Ma, a distanza di 18 anni, non avrà la possibilità di guardare in faccia l'accusato dell'assassinio che ha rinunciato alla possibilità di collegarsi in videoconferenza con l'aula del Tribunale di Salerno. Restivo è attualmente rinchiuso nel carcere inglese di Winchester dove è stato condannato all'ergastolo per la morte di Heather Barnett, omicidio compiuto dalla «stessa mano di quello di Elisa», dissero a giugno i giudici inglesi.
«Per Restivo chiederemo il massimo della pena, l'ergastolo con la diminuente del rito abbreviato, ovvero 30 anni», ha dichiarato i due pm della Procura di Salerno che hanno condotto le indagini sull'omicidio di Elisa Claps. In una pausa dell'udienza per il processo a carico di Danilo Restivo, il magistrato ha anticipato la richiesta di condanna che avanzerà la Procura. «Dovremo tenere conto della prescrizione dei reati concorrenti, violenza sessuale e sequestro di persona». Dunque la prescrizione dei reati «minori» non consente la richiesta dell'ergastolo che il codice prevede per i «delitti efferati» in caso di rito abbreviato.
Altro punto chiave dell'udienza di ieri: Il gup ha respinto la richiesta di costituzione di parte civile avanzata dalla Diocesi di Potenza. Motivo? Il fatto che il corpo di Elisa Claps sia rimasto per tanto tempo nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità «dimostra che la chiesa di Potenza è stata negligente, mancando in diligenza nel controllo e gestione dei locali».

Una decisione - quest'ultima - che era stata auspicata dalla famiglia Claps, sempre convinta delle « coperture» messe in atto dal clero potentino per proteggere Restivo.

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