Bambine e baby modelle, quelle mamme pronte a tutto

Ecco come trasformano le loro bambine in baby modelle da mettere in vetrina sul web

Bambine e baby modelle, quelle mamme pronte a tutto

«Sorridi, ecco così. Fai finta di giocare. Ora guardami e lanciami un bacio. Brava amore mio, sei bellissima. Adesso facciamo due scatti anche con la gonna di tulle e poi abbiamo finito». Per oggi. Valentina Capri, tre anni, ha poco tempo per giocare davvero: deve posare con gli outfit scelti dalla madre e non può sudare né sbucciarsi le ginocchia, rovinerebbe gli scatti. Non ha molti amici, però ha 123mila followers (e uno stalker) su Instagram e riceve almeno sette pacchi al giorno pieni di abitini che le case di moda vorrebbero farle indossare. Una principessina fatta e finita anche se ha da poco tolto ciuccio e pannolino. Sua madre, italiana trasferita in Australia, riempie il web con i suoi look e l'ha trasformata in una mini Chiara Ferragni ancor prima che imparasse ad allacciarsi le scarpe da sola. La piccola Valentina non è la sola ad avere l'armadio che straborda di vestiti stupendi e il profilo internet pieno di like.

Le mamme che fanno delle proprie bimbe piccole stelle da social network sono sempre di più, anche in Italia. Hanno buon gusto (non tutte a dire il vero) negli abbinamenti di sandaletti e magliette, sanno pettinare le figlie in maniera perfetta, usano i filtri della fotocamera come delle vere fotografe di moda. Ma sembrano del tutto inconsapevoli di ciò che stanno combinando a quelle povere e ignare reginette. Le rendono modelle ammiccanti, disinibite, a volte le truccano. Roba da far impallidire la stessa Anna Magnani che, all'inizio degli anni Cinquanta, in «Bellissima», vestì i panni di una mamma disposta a tutto pur di far sfondare la figlioletta nel mondo dello spettacolo e della moda. Precisiamo, nulla a che vedere con le pacchianate dei concorsi di bellezza all'americana, ma in quelle foto casalinghe si intravede sempre un non so che di amaro.

SET DI MODA FAI-DA-TE

In rete si trova di tutto. Gaia Buru Buru, una tenera bambina di poco più di un anno, è stata trasformata in una macchina da soldi e in quella che la madre, fiera, definisce «artista, star di moda e lifestyle». Nelle foto posa per marche di pannolini e accessori per bambini, fa da testimonial per i biscotti Plasmon e vanta un popolo di 2.953 seguaci: più di tutte le persone che conoscerà dal nido alle scuole superiori. On line ci si imbatte in un'altra Gaia, più grande, ha 4 anni. Sua mamma Elisabetta, ideatrice del blog «Moda Fashion», le ha dedicato una sezione in cui la fotografa con abiti identici ai suoi, mentre gioca con i flaconcini di smalto o mentre posa sul sofà tuffata in gonne dalle mille balze di pizzo. Cristina, blogger di «Centopercentomamma», propone un outfit diverso per ogni giorno della settimana o per le varie occasioni (la giornata di shopping, le feste, il Natale) e fa posare le due figlie Sofia e Cecilia. Fa la stessa cosa mamma Fabrizia nel blog «Cosa mi metto?», dove la piccola Camilla, quattro anni, viene fotografata in balcone con abitini a fiori e costumi da bagno di cui vengono elencati puntualmente i brand. Sulle pagine di «Mom&Me», mamma Sara, che disegna magliette per adulti e bambini, non esita a posare insieme alla figlioletta Nicole. La piccola Fiammetta invece deve indossare un abito nuovo al giorno. Non perché si macchia col succo di frutta ma per accontentare le velleità da fashion influencer della mamma Simona.

La rete rende tutti liberi. Ma viene da chiedersi cosa penseranno queste bambine quando saranno adolescenti e troveranno on line le loro foto (incancellabili) da mini modelle. Come cresceranno? Le loro mamme stanno infarcendo il loro cervello di un insegnamento: nella vita bisogna essere belle, alla moda. E social, assolutamente social. Gli psicologi hanno parecchio materiale su cui lavorare e hanno di fronte una bella sfida per entrare nella testa della prima generazione di genitori blogger. «Sembra che a parecchie mamme sfugga il vero significato del loro ruolo - sostiene Bernardo Carpiniello, presidente della Società italiana degli psichiatri e direttore della clinica psichiatrica della azienda ospedaliera di Cagliari -. I nuovi media alimentano un forte narcisismo e la mania dei selfie sta diventando qualcosa di patologico. Il problema è che alcuni genitori considerano i figli una sorta di loro proprietà, una propaggine di se stessi con cui ottenere consensi. C'è una grossa mancanza di rispetto verso i figli in quanto individui. Per alcune mamme anche i blog e le foto sono una forma di amore, ma non si rendono conto che non lo è: non proteggono, né valorizzano i figli».

IPER SESSUALIZZATE

Secondo lo psicologo imporre alle mini modelline pose che mai avrebbero assunto naturalmente equivale a «insegnare una iper sessualizzazione preoccupante». Cioè una forma di malizia precoce, che non appartiene al mondo dei bambini. Il fenomeno delle mamme pronte a tutto fa rabbrividire anche le agenzie, quelle serie, che organizzano provini pre sfilata e selezionano i baby modelli da far posare per le case di moda. «Alcune madri sono ossessionanti - ammette Elena Meazza, titolare di «Piccolissimo me» di Milano, una delle agenzie più note del settore -. Ci tempestano di telefonate per sapere come mai il loro bambino non è stato selezionato. Chiedono di truccare le bimbe prima delle foto quando invece noi mettiamo al massimo un po' di burro cacao e chiediamo di levare lo smalto. Si presentano da noi con i filmati dei battesimi, a detta loro splendidi, e con book fotografici assurdi. Poi ci dicono quanti follower ha la figlia su Facebook, come se tutto questo facesse curriculum». Eppure qualche agenzia (piccola o improvvisata) sembra molto sensibile al numero di like alle foto dei bambini. E arriva perfino a organizzare casting on line senza nemmeno dare un euro ai baby modelli (tanto le mamme accettano anche ingaggi gratis pur di farli diventare famosi). Contro questo meccanismo dilagante, che lascia ampio spazio ai ciarlatani, sono insorte le agenzie che lavorano da ben prima che internet creasse improbabili principessine griffate fotografate sul terrazzo di casa. I big dei casting hanno imposto un autentico aut aut alle mamme: «Siamo costrette all'immediato allontanamento di tutti quei genitori che faranno direttamente lavori con clienti e agenti prendendo accordi al di fuori dell'agenzia a cui appartengono» scrivono AnnaEmme, B-Talent scout, Isabella Romano, Moda Modà, Pepper Kids, Piccolissimo me, So What?, chiedendo di rispettare privacy e contratti. Come a dire: questi bambini qualcuno li dovrà pur tutelare dagli sfruttatori impietosi e dalle loro stesse madri, blogger senza limiti che sognano di vederli sulle passerelle di Pitti Bimbo, l'evento di riferimento del settore. Alcune mamme danno la paghetta alla figlia per spronarla a reggere la noia di ogni scatto fotografico, altre vanno tutte orgogliose del fatto che la loro piccolina, a solo 4 anni, resti un'ora davanti all'armadio ogni mattina prima di decidere cosa mettersi. Pardon, l'outfit. C'è la mamma che porta la bimba di 5 anni dall'estetista, quella che parla al plurale: «Abbiamo sfilato, abbiamo posato». Attorno a questo mondo di vanità ruota un business incredibile: alcune agenzie di selezione di baby modelli, soprattutto nel sud Italia, propongono book fotografici a 800 euro e assecondano le madri fanatiche che vogliono servizi di una giornata intera, quando basterebbero scatti più semplici ed economici. Grazie al cielo ci sono anche le mamme sagge, che pensano prima al bene del figlio e gli fanno vivere set e provini come un gioco senza usarlo come una scatola da riempire con le proprie ambizioni represse.

SORRIDI, SI VA IN SCENA

Anche il meccanismo delle sfilate dimentica spesso che in ballo ci sono delle bambine. Durante i casting le case di moda offrono merende e momenti di gioco, ma quando arriva il giorno del debutto non si scherza. Alcuni staff non fanno nemmeno bere i baby modelli per evitare che chiedano di andare a far pipì quando sono già tutti agghindati per uscire in passerella. La denuncia sul trattamento dei mini divi è arrivata qualche mese fa da un'agenzia di casting e si è tradotta in un'interrogazione parlamentare (finora senza esito) tesa a chiedere ispettori del governo ai concorsi di bellezza. In tre giorni di sfilata i bambini lavorano più di quanto la legge preveda. Il tutto a fronte di ricompense di 150 euro (al massimo) netti a sfilata.

A chi ha sollevato la questione dei compensi chiedendo di alzarli, le maison hanno cordialmente risposto che non occorre, tanto le mamme porterebbero i bambini in passerella anche gratis. È il baby business, bellezza, funziona così.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica