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Con Manassero e i fratelli Molinari finalmente l’Open parlerà italiano

Dopo il grande evento che è stato il Masters, anche a livello italiano, tralascio il successo di Y. E. Jang - coreano che ha vinto il Volvo China Open dopo essere stato fino alla fine protagonista nel torneo di Augusta - e la seconda vittoria stagionale di Jim Furik sul tour americano nell’Heritage perché ormai siamo proiettati sul Bmw Italian Open, in scena dal 6 al 9 maggio sul percorso del Royal Park i Roveri di Torino.
È un momento d’oro per il golf italiano e domani, a Palazzo Madama, nella capitale piemontese, verrà presentato il massimo evento italiano nel calendario professionistico europeo. Noi ci portiamo avanti e diamo ai nostri lettori alcune anticipazioni. La prima è quella che ci saranno stranieri di prim’ordine a partecipare al torneo italiano, che vedrà ai nastri di partenza i protagonisti attuali del boom golfistico italiano: i fratelli Molinari e il debutto del piccolo grande fenomeno Matteo Manassero. È forse, o di sicuro, la prima volta che il nostro Open presenta alla partenza tre personaggi di questo calibro, anche se - nemo profeta in patria - augurarsi una loro vittoria potrebbe portare quel tanto di jella che è meglio evitare. A Torino ci sarà anche Colin Montgomerie, capitano europeo di Ryder Cup, che presenzia, giocando e dando lustro a tanti tornei per vedere i magari possibili giocatori per un’eventuale wild card per la sfida Europa-Stati Uniti. E i Molinari sono della partita e non sarebbe per il golf italiano scoop da poco dopo quello di Rocca (anche lui all’Open) che si è conquistato tre partecipazioni in Ryder per meriti di classifica e senza inviti speciali. Ne riparleremo settimana prossima, ma è già una notizia quella dell’invito che la federazione ha riservato al quattordicenne Gemignani - il Tiger de noantri, perché di madre martinicana -, che in America sta facendo meraviglie, e quella di Pavan, anche lui star negli Stati Uniti a livello universitario.


Un Open diverso da quello degli ultimi anni? Penso di sì, un Open più italiano.

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