Manassero & Pavan, un oro in stile Rio 2016

Avevano ragione i nonni e anche i nostri anziani genitori quando dicevano che a certa gente bisogna insegnare persino qual è la destra e qual è la sinistra. Pure nel golf, ogni tanto (spesso) è così.
In fatto di carrelli portasacca, elettrici o meno, c’è una regola di etichetta, che poi dovrebbe essere di spicciolo buon senso, secondo cui essi non vanno parcheggiati sui “tee” e sui “green”, in partenza o in arrivo di una buca. I danni alle delicate superfici erbose vanno assolutamente evitati, in gara e fuori gara. Eppure…
Qualche giorno fa tre signori che precedevano la mia squadra (lenti e sgrammaticati è forse dir poco) hanno attraversato il “green” di un par 3 con i loro carrelli, lasciandoli posteggiati un pochino a lato mentre si preparavano al putt. Inutili, dopo un po’, i richiami miei e della mia squadra. Hanno continuato imperterriti a cercar d’imbucare in quelle condizioni di palese maleducazione. Quando sulle strade c’è chi guida in maniera irresponsabile risuona il grido «Ma chi ti ha dato la patente!?». Su un campo da golf viene da urlare «Ma chi ti ha dato l’handicap!?» (quei tre signori lo avevano, perché più tardi me ne sono accertato, e su questo problema prima o poi tornerò).


Tanto per spiegarlo a chi non lo sa, o sovente finge di non saperlo per pura arroganza, ricordo che i carrelli non vanno mai portati sui “green” e neppure lasciati tra i “green” e i “bunker”, che di solito sono vicinissimi ai “green”. I carrelli si piazzano oltre l’uscita dai “green”, il più vicino possibile al collegamento con la buca successiva. Anche per evitare i ritardi nel gioco che, ahimè!, pare piacciano a troppi.

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