«Manca la benzina». E il volo parte due ore in ritardo

E pensare che mi ero già pregustata il momento in cui sarei arrivata a casa. Di quelli che sono un godimento soltanto all’idea: quando ti togli le scarpe in corridoio, butti per terra la borsa che hai portato in giro dalle sei del mattino e affondi sul divano. Mollemente, ad assaporare quell’istante che vorresti non finisse mai. E invece? Invece niente. Ma che, siamo pazzi? Se viaggi con Alitalia e hai la sventura di doverti imbarcare da Roma, non puoi concederti il lusso di immaginare nemmeno l’ora del tuo ritorno. Perché tutto può accadere: che i sedili dell’aereo siano rotti, che non ci sia l’equipaggio e che manchi persino la benzina nel serbatoio.
Dunque, ricapitoliamo. L’odissea inizia a Fiumicino, sono le 18: il nostro volo dovrebbe partire alle 19 e arrivare a Milano-Linate dopo un’ora e dieci. Siamo un gruppo di undici giornalisti di ritorno dall’Abruzzo per vedere a che punto sono i lavori di ricostruzione finanziati dalla Regione Lombardia. E va bene. Ma è sera e la nostra sporca giornata di lavoro ce la siamo conquistata e sudata, e ora vogliamo tornare a casa. Eppure qualcosa non funziona. Davanti al gate c’è un gruppo di viaggiatori in piedi che freme e chiede informazioni al personale. Hanno ragione, mancano pochi minuti all’imbarco e non ci stanno ancora chiamando. Iniziano a girare le prime - allarmanti - voci: 20 posti non sono disponibili. Anzi no, ci sono problemi con i sedili. Sono rotti e devono cambiare l’aeromobile. Giusto. E però, come è possibile che se ne siano accorti solo ora? Sono andati in frantumi tutti in un colpo solo dopo un atterraggio poco morbido? «Per quel poco che me ne intendo, quando dicono che devono sostituire il mezzo, passa almeno un’ora e mezza. Come minimo». Il nostro giovedì da leoni è appena cominciato, ma lui, il passeggero - ingegnere aeronautico - ha già capito tutto. E se la ride, guardando noialtri scalmanati che ci agitiamo cercando di salire sul primo volo disponibile.
Andiamo avanti. Alle 20.15, e cioè dopo un’ora e un quarto di ritardo, pensiamo che il peggio ormai sia finito, siamo pronti per imbarcarci e decollare alle 20.30. Invece no. Ci sono altri problemi tecnici. Ma come? «Sì, manca la benzina. Stiamo aspettando che arrivi l’autobotte, ma non sappiamo dove sia». State scherzando vero? Per nulla e allora scoppia la rivolta. Siamo asserragliati di fronte al gate e non abbiamo intenzione di mollare il colpo prima di sapere la verità. «Qualcuno abbia il coraggio di dirci cosa stia succedendo. Vergogna! E questa sarebbe la nostra compagnia di bandiera. Dovreste dire all’Enac di ritirare la licenza», gridano i passeggeri. Un signore brandisce la tastiera del computer e la sventola con aria minacciosa accanto alla hostess, un’altra impugna il mouse e lo scaraventa giù dalla scrivania.

«Ci trattate col culo! È dalle 19 che ci state raccontando solo palle mentre il volo delle 20 è già partito». Alle 21 la voce del comandante ci ringrazia per aver scelto di volare con la loro compagnia e si scusa per il ritardo. Che novità...

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