Mancano pochissimi giorni all'inizio delle primarie (il 3 gennaio in Iowa). Ormai non si scherza più, si fa sul serio. E quando il gioco diventa serio cominciano a cadere le prime teste. Come in Virginia, dove ha destato un certo scalpore la notizia che l'ex speaker della Camera, Newt Gingrich, e il governatore del Texas, Rick Perry, non prenderanno parte alle primarie in programma il 6 marzo. I due, infatti, non hanno presentato le 10.000 firme richieste per far apparire il loro nome sulle schede elettorali. La scadenza era fissata per le 17 di giovedì. Mitt Romney e Ron Paul avevano tutte le carte (e le firme) in regola, e si sono ufficialmente candidati. Gli altri no: gli esclusi, oltre a Gingrich e Perry, sono anche gli altri candidati, Jon Huntsman, Rick Santorum e Michele Bachmann. Barack Obama ha presentato 15.000 firme e risulta l'unico candidato democratico a presentarsi in Virginia.
Non competere in questo importante Stato della costa orientale (il 12° negli States, come popolazione), in cui le primarie si svolgono nel cosiddetto "Super Tuesday" (il 6 marzo si vota in dieci Stati), è un colpo duro, soprattutto se nessuno, sino ad allora, avrà ancora spiccato il volo.
Ma è una batosta, a livello d'immagine, soprattutto per Gingrich, che nelle ultime settimane si era imposto, nei sondaggi, sino a contendere a Romney il ruolo di front runner (il candidato da battere). Ora non dovrà sbagliare più un colpo se vorrà mantenere qualche chance di vittoria e non finire, dritto dritto, nella schiera dei candidati non credibili, quelli di facciata, che servono solo, o quasi, da contorno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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