Emanuela Orlandi fu rapita dalla Banda della Magliana e in particolare dal gruppo dei testaccini. Lesecutore materiale del sequestro sarebbe stato Enrico De Pedis, detto Renatino. Lo ha detto ieri il pentito della banda Antonio Mancini al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo che lo ha interrogato nellambito dellinchiesta sulla scomparsa della figlia di un dipendente del Vaticano avvenuta nel 1983.
Mancini ha confermato circostanze già riferite in passato anche nel corso del programma Chi lha visto? aggiungendo ulteriori particolari: uno di questi è che dietro il sequestro dellallora ragazzina di 15 anni ci sarebbero stati i problemi finanziari tra lorganizzazione criminale romana e il Vaticano. Mancini ha tuttavia sottolineato di aver appreso queste circostanze «de relato» ossia da esponenti appartenenti alla banda o a questa in un qualche modo collegati. Tra questi il testimone ha citato «Ciletto» e «Rufetto». Secondo Mancini il telefonista che si qualificò come Mario e che telefonò a casa Orlandi un paio di giorni dopo il rapimento sarebbe un personaggio che appartiene allentourage di De Pedis o, comunque, un conoscente dellallora capo della banda ed altrettanto, secondo Mancini si può dire per il personaggio che tempo fa chiamò Chi lha visto? parlando dei fatti del 1983. Il testimone ha anche confermato che «Sergio» era lautista di De Pedis ed avrebbe fornito anche le generalità complete di questa persona. Secondo la supertestimone dellinchiesta, Sabrina Minardi,lex compagna di De Pedis, che da un anno e mezzo collabora con gli inquirenti e che ora vive sotto tutela in una località protetta, Emanuele Orlandi sarebbe stata uccisa e gettata in una betoniera a Torvajanica dopo essere stata rapita da «Renatino» su ordine di monsignor Marcinkus, lex presidente dello Ior morto a 84 anni il 20 febbraio del 2006.
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