Mancini rivoluzionario per forza si affida alle voglie di Ibra

Difesa inedita a Istanbul contro il Fenerbahce. Lo svedese vuole la Champions e il pallone d’oro

Mancini rivoluzionario per forza si affida alle voglie di Ibra
Milano - La parola d’ordine: obbiettivo coppa. Lo ha detto Moratti toccando il sentimento nerazzurro: «Il pubblico ci chiede di vincere la Champions». Lo ha riassunto Mancini riaprendo il libro dei ricordi in Europa. «L’Inter ha fatto la sua storia in Europa diversi anni fa.

Sarebbe ora di tornare a vincere». La Champions nella testa, lo scudetto sul petto. Dilemma che potrebbe lacerare la stagione nerazzurra. L’Inter non può permettersi di snobbare ufficialmente il campionato (il Milan le ha rubato l’idea), e non ha ancora digerito le ultime eliminazioni europee. Stamane ricomincia l’avventura: partenza per Istanbul, domani pronti via con il Fenerbahce. C’è Zico in panca, meglio che trovarselo di fronte sul campo. Ci sarà Capello sull’aereo: in viaggio come commentatore Rai. C’è l’Inter con il suo carico di dubbi e problemi. Ieri Mancini e Figo si sono spiegati nell’ennesimo faccia a faccia, che porterà all’ennesima tregua armata. Nel dopo partita di San Siro l’allenatore è stato molto chiaro: «Se si lamenta sono problemi suoi. Io lo cambierò ogni volta che sarà necessario».

Moratti sta con il portoghese, Mancini con gli interessi di squadra. Moratti si diverte a punzecchiare l’allenatore, Mancini ha preso atto che il suo contratto potrebbe non andare a scadenza. Recoba via, Figo che si lamenta, sono due cambiali che il presidente andrà a riscuotere. Mancini ha una sola strada per evitare i soliti tormenti morattiani: vincere la Champions. E così ha intenzione di fare: «Il nostro obbiettivo è la finale di Mosca», ha raccontato durante lo stage dei tecnici europei a Nyon. «Però ci vorrà grande concentrazione, non si potrà mai sbagliare serata». E nemmeno formazione. Ed infatti è proprio questo il primo grosso problema dell’Inter europea. Squalificati Burdisso, Maicon, Cordoba e Cruz, infortunati Materazzi, Chivu e Vieira, a casa Cesar e Adriano che in campionato hanno mostrato faccia incoraggiante, il giochino degli incastri si riduce al minimo.

La squadra si presenterà con una difesa inedita ed anche bassotta: Tyson Rivas, solo il nome fa garanzia, al centro insieme a Samuel appena rimesso a nuovo, Zanetti e Maxwell sulle fasce. Cambiasso e Dacourt saranno il muro del centrocampo, ai fianchi Stankovic e Solari. Figo in panca, a dispetto del suo «Io» che lo vorrebbe sempre in campo.

Inter che fa novità, ma soprattutto di necessità virtù. Suazo in attacco, ma con Crespo in panca il reparto è il più garantito di tutti. Ibrahimovic nei panni del condottiero senza paura. Se c’è un confine tra l’Inter che può vincere e quella che rischia di non vincere, questo è delimitato dalla grandezza di questo svedesone ormai entrato nella parte del leader, senza necessità di sentirselo dire. A lui basta esserlo. E fa di tutto per dimostrarlo. Mancini stravede per i campioni, dunque anche per Ibra. E ne vien ricambiato. Ibrahimovic punta al pallone d’oro e alla Champions. Al tecnico basta attizzare queste sue voglie. E non teme smentite quando ne illustra la dimensione calcistica. «Ibra è uno dei più grandi giocatori al mondo, come sanno esserlo solo Ronaldinho ed Henry. Uno di quelli che può decidere una partita in ogni istante». Uno di quelli che può decidere una Champions. In attesa che i corazzieri nerazzurri arrivino a dargli man forte.
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