La voce squilla. La domanda è ovvia: «Allora torna?». La risposta sulla punta della lingua: «Ho 3-4 situazioni. All’estero. Ho fiducia, sono stanco di stare fermo. Allenare è il mio mestiere». Roberto Mancini lo dice come stampasse un timbro di qualità. «Allenare è il mio mestiere».
Bravo, però se le dicessero Juve?
«Ripeto, alleno per mestiere. Non è discorso di Juve o altri. Vado da chiunque mi voglia e mi offra un progetto. Non ho la presunzione di scartare nessuno».
Si tranquillizzi. Otto mesi fa alla Juve si dissero: Mancini? Poi ci chiudiamo in un bunker. Sa, i suoi tifosi...
«Questo è l’errore che si fa in Italia. D’accordo, i tifosi vanno rispettati. Però i tifosi facciano i tifosi e le società facciano le società».
Si attendeva di più dalla Juve?
«Francamente sì. Ero convinto che sarebbe rimasta agganciata all’Inter nella lotta scudetto».
Diego e Melo: deludenti?
«Andateci piano con Diego. È capitato anche a grandi giocatori come Zidane e Platini di avere problemi nei primi mesi in Italia. È naturale per chi cambia nazione e campionato. Lo volevo anch’io all’Inter nel periodo in cui è passato dal Porto al Werder».
Melo non ha avuto problemi di ambientamento...
«Melo è bravissimo. Al di là del prezzo pagato. Ci mette qualche errore di troppo e non va bene. Però è titolare del Brasile, non l’ultimo che passa».
La Juve è nei guai dopo la Champions. E le altre...
«Mi spiace, la qualificazione era alla portata. Ma in Champions capita. Il resto è tutto normale. Nel girone dell’Inter sono passate le più forti: si erano complicate la vita da sole».
Fiorentina sorprendente?
«Ha fatto un girone straordinario. Vero che ha trovato il Liverpool in un momento di difficoltà enorme, però complimenti. Può crescere tanto, con un paio di ritocchi lottare per lo scudetto».
A proposito di scudetto, visto Juve-Inter?
«L’unica cosa bella è stato il gran gol di Marchisio. Poi poche conclusioni, brutta».
E i cori contro Balotelli...
«Non credo si tratti di razzismo. I cori stupidi sono dovunque: a Milano, Roma o Torino. Qui tentano di pungere l’avversario, per irritarlo. Sanno che i cori lo infastidiscono. È giovane, magari fa una sciocchezza e lo cacciano dal campo».
Spesso è decisivo...
«Anche contro il Rubin. È il miglior attaccante in Italia, un campione. Non ce ne sono forti come lui. Per me andrà ai mondiali. Può fare la differenza, essere un bene per la nazionale. Come è stato Totti».
Peccato quel carattere...
«Magari esagera, ma la storia del pallone è piena di ragazzi estrosi più di altri. È la loro forza. Tutti abbiamo avuto eccessi. Qualcosa si può limare».
È così difficile gestirlo?
«Non so come si comporta ora. Con me è andato sempre bene, e ci ha tolto da situazioni difficili. Aveva comportamenti da 17enne. Posso parlarne solo bene».
Mourinho gli ha detto che un ventenne non può avere crampi dopo 70 minuti...
«Magari è solo questione di pressione. Hai addosso tensione, ti impegni tanto, consumi tutto. Non credo che a 20 anni il fisico ti molli così».
A chi darebbe l’oscar della simpatia tra Capello e Mou?
«A tutti e due. E guardi che ho capito bene la domanda».
Mourinho ha detto: «Via dall’Inter, a differenza di altri troverei lavoro quando e dove voglio». Alludeva?
«Detto così, lascia il tempo che trova. Non so se alludesse a me. Se deve dire qualcosa, lo faccia chiaramente».
In realtà che pensa di Mou?
«Non lo conosco, l’ho visto un paio di volte. Difficile un giudizio. Però è in testa al campionato, ha passato il girone di Champions. Tanto basta».
Ha seguito il botta e risposta con Mazzola?
Ridacchia. «Mazzola ha espresso un’opinione, va rispettata. Ha pur fatto qualcosa nell’Inter. Con educazione si può dire tutto».
Trova strana la sorte degli ultimi allenatori scudettati in Italia: lei in vacanza, Capello e Ancelotti all’estero, Lippi in nazionale?
«Nulla di strano. È giusto che gli italiani vadano un po’ all’estero. In Italia siamo legati alle nostre radici, alla famiglia. Allenare all’estero è bello e coinvolgente».
Oggi fra Chelsea e Inter chi vincerebbe?
«Il Chelsea è tosto. Carlo è bravo. Per essere chiaro, vedo in finale di Champions: Barcellona, Real, Chelsea e Inter».
Un consiglio a Lippi. Scelga uno solo tra Balotelli, Cassano e Totti?
«Premetto: è un’opinione. Niente di più. Scelgo sempre Balotelli. Se Totti accettasse la panchina, direi Totti in panca e Mario in campo. Cassano, purtroppo, mi sembra già tagliato fuori».
Metta in fila Balotelli, Amauri, Pazzini, Borriello?
«Numero uno sempre Mario. Mi piace Borriello, poi Pazzini. Amauri sta un po’ deludendo rispetto a Palermo. Ma gli ultimi tre sono molto simili: alla pari».
La scoperta cui è più affezionato?
«Ho visto Pato che era ancora un bambino, nessuno ne parlava. Ho fatto giocare Balotelli a 17 anni. Aggiungo Julio Cesar, Hamsik che avevamo in mano e Tourè che potevamo prendere».
Storie di Inter: resta un magone o buoni ricordi?
«Preferisco ricordare i 7 trofei vinti.
E con Moratti...
«Il passato è passato. I rapporti sono buoni. Siamo stati quattro anni insieme, mi vorrà un po’ di bene. Non crede?».
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