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Le mani dell’antidoping sul Giro di Mazzoleni

Le mani dell’antidoping sul Giro di Mazzoleni

nostro inviato a Lienz (Austria)
Certo, sarebbe bello parlare allegramente della stupenda vittoria di Garzelli in Austria, e poi della battaglia epocale che ci aspetta oggi sul truculento Zoncolan. Purtroppo, la maledizione di questi anni dannati lo impedisce: ci stiamo giocando anche questo Giro. Proprio questo Giro candeggiato, venduto al mondo come primo Giro della nuova era, rischia seriamente d'essere vinto da un corridore che non dovrebbe neppure stare in corsa (e se non lo vince, può tranquillamente arrivare sul podio). Ovviamente si tratta di Eddy Mazzoleni, tuttora al centro di due inchieste penali per doping, sul quale soprattutto pendono intercettazioni telefoniche inequivocabili (si parla di Epo consumata).
Sia chiaro: non si tratta di adottare atteggiamenti persecutori contro Mazzoleni. A lui, l'augurio di uscire dai guai in modo trionfale. Purtroppo, il caso investe una questione molto più importante di Mazzoleni: investe una clamorosa questione di principio. Lo capisce anche un tonto. Partendo dalla Sardegna, il Giro impone a certe squadre di lasciare fuori i ciclisti anche solo sospettati di doping (nomi a caso: Gontchar, Plaza, Zaballa, Hamilton, Jascke). Stranamente, si sorvola su Mazzoleni: il più inguaiato. I motivi? Vai a sapere. Certo il patron Zomegnan non può dire d'esserselo scordato: questo e altri giornali, puntualmente, glielo ricordano ancora alla vigilia. Ma lui ritiene di impipparsene. Fa finta di niente. Premio struzzo 2007.
Il risultato eccolo qui: il Giro della riscossa, il Giro degli ascolti record (alle Tre Cime di Lavaredo sfondato il muro dei cinque milioni), rischia seriamente di finire nella polvere. Catastrofismo? Stiamo a vedere. Lasciamo che Mazzoleni vinca, o che magari arrivi secondo, poi ne parliamo. E comunque: la questione di principio vale anche se arriva ultimo. La questione di principio pone una semplicissima domanda, al patron Zomegnan e alle stesse squadre in gara, così solerti un anno fa nel buttare fuori dal Tour Basso e Ullrich, all'epoca soltanto sospettati. Questa, la domanda: perché alcuni fuori e Mazzoleni dentro?
Se Dio vuole, la domanda sembra finalmente interessare anche il Procuratore antidoping del Coni, Ettore Torri. Implacabile Torquemada con Basso e Scarponi (legittimamente, sia chiaro), il magistrato sportivo sinora nulla ha trovato da ridire sulle intercettazioni che inguaiano Mazzoleni. Adesso, come spiega nell'intervista sotto, dice di essere pronto a muoversi. Strano, molto strano: si muove dopo che Mazzoleni è salito al secondo posto in classifica, ma soprattutto dopo che una parte della stampa si è sentita in dovere di rilevare quanto sia odiosa questa giustizia ingiusta.
Altri fuori preventivamente, Mazzoleni qui a furoreggiare: perché? Non bisogna stancarsi di porla, questa domanda. Mai stancarsi, di fronte alla giustizia ingiusta. Cosa dice, al popolo, il Procuratore del Coni: come si è mosso contro Basso e Scarponi, molto prima che la giustizia ordinaria tirasse le sue conclusioni, perché ancora nulla nei confronti di Mazzoleni, che magari può portare a un clamoroso allargamento dell'inchiesta? Ormai l'hanno capito tutti, il meccanismo: anche se certe intercettazioni non hanno incidenza in un processo penale, le stesse possono ampiamente bastare per un processo sportivo. Come mai allora la giustizia sportiva è ferma? Non sarà che perseguire Basso rende molto di più in termini di popolarità? E alle signore squadre: non sarà che Basso lo eliminiamo dal Tour perché è imbattibile, mentre Mazzoleni non lo escludiamo dal Giro perché è battibile?
C'è un modo solo per spazzare via questo sospetto malevolo: applicare giustizia giusta. Torri spiega che ha ricevuto solo da poco il materiale su Mazzoleni: bisogna credergli. Gli va concessa la cambiale in bianco. Poi però vediamo che combina.

Nell'attesa, le grane sono tutte del Giro: pensa se sul podio di Milano ci finisce un volto che soltanto un paio di settimane dopo viene deferito per doping. Che ne direbbe il patron Angelo Struzzo Zomegnan: ancora parlerebbe di Giro pulito?

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