Il manifesto delle ovvietà di Walter

Repubblica, che quando si occupa di Veltroni usa sempre toni misurati, parla di «manifesto fiscale» con un titolo corpo 80 in apertura di prima pagina. Sempre sobriamente, all’interno, dedica una paginata alla «rivoluzione in dieci mosse» del supercandidato Walter. C’è dunque il tanto da affrontare con il massimo interesse la lenzuolata fiscal-veltroniana, ma alla fine della lettura la domanda emerge con prepotenza: embè?
C’è chi ha definito il decalogo «il manifesto di Catalano», zeppo di ovvietà e poverissimo di soluzioni. Si potrebbe anche parlare di «Bignami fiscale»: perché, al termine di un antefatto chilometrico quanto banale, i dieci punti indicati da Veltroni non vanno oltre lo slogan. Pressione fiscale da ridurre (ma non si dice come), lotta all’evasione (va sempre bene), semplificazione (naturalmente), lo scambio montezemoliano fra incentivi e meno tasse per le imprese. Il tutto condito dall’inevitabile sostegno alle famiglie (che piace ai cattolici), e da un pizzico di federalismo fiscale (così si strizza l’occhio alla Lega).
Ma vediamolo il decalogo, che incomincia proprio dalla pressione fiscale che il governo Prodi ha portato nel 2006 al 42,3 per cento del Pil, e che quest’anno salirà ancora di un altro mezzo punto al 42,8. Non si tratta del record storico perché lo stesso Prodi fece di meglio nel ’97, portando la pressione al 43,7 per cento. Ora Veltroni dice: il Partito democratico deve impegnarsi a portare la pressione fiscale due punti sotto quella del 2006, dunque poco sopra il 40%. Ma come? Parafrasando Moravia: boh. Non va meglio con la lotta all’evasione (punto 2). Walter promette la restituzione a chi paga le tasse di tutto quello che si rastrella con la lotta all’evasione. Per capirci: nel 2006 le entrate fiscali sono aumentate di 37,7 miliardi di euro rispetto al 2005. Quanti di questi 37 e passa miliardi derivano dalla lotta all’evasione? Il Dpef risponde, prudentemente, 6 miliardi. Secondo la teoria veltroniana, quei sei miliardi bisognava restituirli ai contribuenti. Invece, nel 2007 le entrate hanno continuato ad aumentare, e non è stato restituito un centesimo.
La semplificazione (punto 3) è come il sale nelle pietanze, va sempre bene. Ma Walter non dice che cosa vorrebbe semplificare, se non il regime fiscale delle micro-imprese. Peccato che lo vogliano già fare Prodi, Visco e Tps: attenzione al copyright. Il decalogo sale di livello quando (al punto 4) Veltroni promette: mai retroattività nelle norme fiscali. È un sano principio. Peccato che siano stati proprio Prodi e Visco a violarlo in maniera patente, con le norme del decreto Bersani-Visco riguardanti il regime di esenzione Iva sugli immobili. Alla caccia di un paio di miliardi, ne avrebbero sottratto in realtà, secondo gli esperti del settore, fra i 28 e i 30. Hanno dovuto fare una precipitosissima marcia indietro. Se Walter vuole mantenere la promessa, pensi a un nuovo ministro delle Finanze.
Anche sul sostegno alle famiglie (punto 6), nulla di nuovo: la proposta di detrarre dal reddito familiare 2.500 euro per figlio - cifra che si riduce al crescere del reddito - è sempre la solita. Non si capisce se l’operazione si voglia fare nell’ambito della no tax area, oppure se Veltroni voglia ritornare al precedente regime delle detrazioni a cifra fissa per ogni familiare a carico. Attualmente, sopra i 70mila euro lordi di reddito - «ricconi» da 3.500 euro al mese per tredici mensilità - non c’è alcuna detrazione per i familiari a carico.
Dal punto 6 al punto 9, Walter affronta la tassazione d’impresa. Lo scambio fra riduzione dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società di capitali, e l’eliminazione magari parziale dei contributi e delle agevolazioni gli pare «un’ottima idea». Forse perché non è sua, ma del presidente della Confindustria, Luca di Montezemolo, che ne parla ormai da mesi. Anche la revisione del sistema fiscale per gli ammortamenti, per favorire gli investimenti soprattutto in nuova tecnologia (punto 7), è made in Confindustria, così come l’allargamento della contrattazione decentrata con vantaggio fiscale anche per i lavoratori (punto 8). L’ampliamento degli sgravi del cuneo fiscale, tramite l’Irap, costituisce il punto 9: per finanziare la Sanità, che ogni anno costa di più per l’invecchiamento della popolazione, Veltroni propone vaghe «misure compensative da definire». Complimenti. Infine la spruzzata (punto 10) di federalismo fiscale, che naturalmente dev’essere «moderno e solidale».
Voilà, la ricetta è pronta.

Veltroni non parla di Ici sulla prima casa, né di aliquote Ire (ex Irpef) sul reddito da lavoro, non di accisa sulla benzina, né di tassa di successione. La rivoluzione fiscale in dieci punti, per il cittadino comune, non cambia nulla. Walter se n’è accorto?
Gian Battista Bozzo

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