«La mano del Kgb dietro all’attentato contro Wojtyla»

da Roma

Dietro l’attentato al Papa c’era il Kgb. Ne è convinto Stanislaw Dziwisz, oggi cardinale arcivescovo di Cracovia, che ha appena dato alle stampe un libro-intervista scritto dal vaticanista Gian Franco Svidercoschi (Una vita con Karol, Rizzoli, pp. 230, 17 euro), pieno di ricordi su Giovanni Paolo II.
«Ali Agca era un killer perfetto - afferma Dziwisz - mandato da chi giudicava che il Papa fosse pericoloso, scomodo. Da chi aveva paura di lui. Da chi si era immediatamente spaventato, all’annuncio che era stato eletto un Papa polacco. Dunque? Come non pensare al mondo comunista? Come non arrivare, risalendo su su a chi aveva deciso l’attentato, come non arrivare, almeno in linea di ipotesi, al Kgb?». Per lunghi anni dall’entourage di Wojtyla non erano state fatte filtrare dichiarazioni sui mandanti. Giovanni Paolo II ne aveva però parlato, facendo per la prima volta riferimento - seppure indirettamente - all’ideologia comunista nel suo ultimo libro, Memoria e identità, pubblicato alla vigilia del suo secondo ricovero al Gemelli e della sua agonia.


«Bisogna tenere presenti tutti gli elementi - osserva Dziwisz -. L’elezione di un Papa inviso al Cremlino; il suo primo ritorno in patria, l’esplosione di Solidarnosc... Le vie, anche se diverse, non conducono verso il Kgb?».

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