La manovra-bis vara il Grande fratello fiscale

Dalle banche all’anagrafe tributaria tutti i dati sui clienti. Nemmeno le malattie rimarranno segrete

Antonio Signorini

da Roma

Poche limature, una concessione all’opposizione, che consiste in una più limitata retroattività di quello che il centrodestra ha battezzato il «Grande fratello fiscale». Per il resto il primo giro di vite sul fisco del governo Prodi, cioè il pacchetto di misure «anti evasione» del viceministro Vincenzo Visco, ha superato quasi indenne la prova della commissione Bilancio del Senato. Un destino diverso rispetto a quello del resto della manovrina-bis, che ha subìto profonde modifiche: la correzione dei conti è stata immediatamente ridotta a poca cosa, un punto decimale di Pil. E anche le liberalizzazioni di Bersani si sono annacquate al punto da deludere lo stesso premier Romano Prodi. Delle norme scritte dal sempre più potente viceministro dell’Economia Visco, invece, solo quella che riguarda l’Iva sugli immobili è stata modificata. E solo perché erano state sovrastimate le entrate. Per il resto, tutto confermato.
Resta l’obbligo per le banche e gli altri intermediari finanziari di trasmettere telematicamente all’anagrafe tributaria l’elenco, i codici fiscali e i dati sui rapporti intrattenuti con i clienti. Unica modifica, introdotta proprio ieri poco prima che la manovra venisse licenziata dalla commissione Bilancio del Senato, una limitazione della retroattività. Gli operatori finanziari non dovranno comunicare i dati al Fisco a partire dal 2001, come previsto dalla prima formulazione del pacchetto Visco, ma dal 2005. Allo stesso tempo è stato rinviato di un anno, al giugno 2007, l’obbligo per i commercianti di comunicare mensilmente gli incassi all’Agenzia delle entrate. Le limature sono il risultato di pressing della Casa delle libertà che riprenderà di nuovo lunedì, quando inizierà l’esame in Aula. Lì il centrodestra andrà di nuovo all’attacco contro il pacchetto Visco.
Un assaggio della protesta c’è stato ieri in commissione quando i senatori della Casa delle libertà hanno abbandonato i lavori. A far saltare dalla sedia i parlamentari della Cdl, proprio la norma sull’anagrafe tributaria che prevede la «tracciabilità» dei contribuenti, ha ironizzato Mario Baldassarri, economista di An. L’obbligo, ha spiegato Antonio Azzollini di Forza Italia «stravolge i rapporti tra lo Stato e i cittadini». «Noi non vogliamo lo stato di polizia», ha aggiunto Maurizio Eufemi dell’Udc. Per Massimo Polledri (Lega) «a pagare saranno sempre gli stessi: professionisti, commercianti e autonomi». Tra l’altro, ha aggiunto l’ex viceministro dell’Economia Giuseppe Vegas, «sono misure che non servono alla lotta all’evasione fiscale».
È una «violazione inquietante dei diritti di libertà», ha lamentato il senatore azzurro Maurizio Sacconi. Tra gli effetti del pacchetto Visco, Sacconi fa l’esempio delle compagnie assicurative. Dovranno comunicare «tutti i rimborsi, inclusa la natura della malattia per cui c’è stata terapia e il relativo rimborso». Nel mirino degli azzurri anche l’obbligo di dare al fisco l’elenco dei fornitori e dei clienti, lo spostamento della soglia anti riciclaggio (mille euro per il 2006, 500 nel 2007 e 100 euro nel 2008) per i pagamenti da e per lavoratori autonomi e professionisti (che per una modifica introdotta ieri sarà graduale). Poi il collegamento telematico tra fisco e piccole imprese e la possibilità di ottenere informazioni dalle Camere di commercio, senza contraddittorio con il contribuente. Un sistema «demente», lo definisce Sacconi. La Cdl contesta anche il sempre più probabile ricorso alla fiducia: «Reagiremo in proporzione alla gravità di questo atto. In gioco ci sono elementi che riguardano le libertà della persona e dell’impresa».


Tra le altre modifiche aggiunte ieri alla manovra, l’obbligo per le società di inviare all’Agenzia delle entrate i contratti dei calciatori, il ritorno dell’Iva agevolata per le ristrutturazioni edilizie al 20 per cento, la detraibilità fino a 1.000 euro per le spese di intermediazione immobiliare.

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