Politica

La manovra verso la recessione

La crescita sta frenando nell'eurozona, ma il governo sta impostando la Finanziaria come se tutto andasse bene. Proprio questa mancanza di reattività, più che la situazione, aumenta il rischio che l'Italia cada in recessione. L'Europa è in emergenza economica su due fronti. La caduta del valore di cambio del dollaro ha un impatto decompetitivo sulle esportazioni. Che la locomotiva tedesca soffra meno di Italia e Francia perché la sua industria è più efficiente appare più una storiella inventata dalla Bce per giustificare una politica monetaria che penalizza l'export che un fatto. Quindi dobbiamo aspettarci, su questo lato, un doppio problema: più difficoltà per gli esportatori italiani sul mercato globale ed un minore traino generale della crescita tedesca sulla nostra. L'altra emergenza è dovuta al fatto che la bolla immobiliare» si sta sgonfiando rapidamente in Spagna, Regno Unito ed Irlanda anche a seguito del contagio psicologico innescato dalla crisi di insolvenza dei mutui americani. Potrebbe quindi estendersi al resto d'Europa e a noi un'ondata di sfiducia che colpirà il settore delle costruzioni - portante nella formazione del Pil - combinata con una probabile restrizione del credito. I due pericoli recessivi sarebbero minori se la Bce tagliasse i tassi.
Il settore immobiliare, quello generale del credito, le famiglie indebitate, gli esportatori, ecc, riceverebbero ossigeno. Inoltre gli investimenti, ora depressi dall'attesa di tassi crescenti, ripartirebbero. Ciò resta vero, ma la tendenza recessiva ha ormai preso una forza che la Bce comunque non potrebbe contrastare in tempo con la sola politica monetaria. Inoltre Fancoforte non si smuove dalla posizione di preferire la recessione all'inflazione ed il meglio che possiamo sperare è che non alzi ulteriormente i tassi. Ciò significa che la crisi potrà essere evitata solo da mosse con effetto veloce da parte dei governi. La Germania ridurrà le tasse sulle imprese e la Francia adotterà misure espansive. Buona notizia perché l'Europa non andrà in recessione, pur rallentando. Ma l'Italia potrebbe andarci perché sia il governo non sta facendo altrettanto sia esistono tre situazioni aggravanti: a) l'impatto del cambio sull'export italiano è più pesante; b) le famiglie sono già ai limiti per la combinazione tra tasse, tariffe ed inflazione alimentare oltre all'insostenibilità dei mutui per molte; c) il già debole settore immobiliare potrebbe avere un crollo destabilizzante. Il governo italiano dovrebbe fare ben di più degli altri europei per evitare il peggio, cioè tagliare velocemente e sostanzialmente i costi per famiglie ed imprese in modo da attutire per le seconde il peso decompetitivo del cambio e per ridare alle prime capacità di spesa allo scopo di aumentare i consumi.
Quanto? Bisognerebbe lasciare a famiglie ed imprese almeno 30 miliardi complessivi. Come? Oltre che con detassazione, riducendo costi in modo mirato (casa, energia, tariffe, ecc.). Tale riflazione ci manterrebbe in crescita anche nell'ambito del rallentamento europeo ed in caso di recessione americana. Ma il governo, nel migliore dei casi, è in procinto di immettere solo 3 miliardi nel sistema, in modi ad effetto differito. Troppo poco e quel poco male. Se andiamo in stagnazione o recessione questa volta la colpa sarà del governo e non del ciclo economico esterno.
Carlo Pelanda
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carlopelanda.com

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