Già Vauro era poco credibile, ma la contessa Beatrice Borromeo paladina della libera informazione è una barzelletta che non fa neanche ridere. Eppure tocca sorbirci l’ennesima puntata dei «Censurati», per via di un’intervista della Bignardi a Vauro e alla Borromeo, in veste di autori di un libro a quattromani, intervista eliminata dalla scaletta dell’Era glaciale e «congelata» (andrà in onda dopo le elezioni) dal direttore di Raidue Antonio Marano, perché incompatibile con la par condicio. Tutto qui, ma abbastanza per far scattare l’abusata parolina magica.
Direttore Marano, aridagli con l’allarme censura.
«Macché censura, dovevano parlare del libro invece hanno fatto il sequel di Annozero sulla questione Veronica Lario-Berlusconi, e questo se mi si permette è ben diverso».
Manca un mese alle elezioni, c’è la famosa par condicio.
«Certo, c’è una legge che non abbiamo fatto noi e che vieta in periodo pre elettorale di fare interventi in tv sulla politica senza un contraddittorio. Molto semplice».
Però ora le danno del censore.
«Assurdità. Io ho fatto il mio mestiere che è quello di fare rispettare delle regole. È la prima volta in sei anni che non mando in onda qualcosa, ma lo faccio perché c’è una legge. L’intervista andrà in onda integralmente, ma dopo le elezioni. E lì si accorgeranno che forse ho fatto più un favore alla sinistra che non a qualcun altro, a non mandarla in onda».
Cioè sarebbe stato un altro autogol per il fronte anti-Cav?
«Secondo me avrebbe fatto un favore a Berlusconi. Voglio dire, vi invitiamo per parlare del vostro libro e invece, come ha fatto Vauro, parlate dell’esercito italiano che “ha ammazzato un bambino in Afghanistan”? Ma che c’entra col libro questo?
Altre perle?
«Mah le solite storie sulla dittatura fascista in Italia, poi tutta la faccenda di Veronica e Berlusconi, la vicenda di Casoria. Giudizi politici che devono avere un contraddittorio in par condicio. Mentre la vedevo ho pensato subito: no, questa roba non può andare in onda».
Decisione condivisa dai vertici.
«Certo, ho avvisato subito Mazza (direttore del Tg2, testata a cui fa capo il programma della Bignardi, ndr) che ha approvato la scelta, e poi il direttore generale Masi».
Che le ha detto Masi?
«Che era corretto quello che stavo facendo».
Anche la Bignardi ha approvato?
«Sì anche Daria poi, a fine registrazione, ha riconosciuto che quell’intervista non poteva andare in onda».
Loro dicono di aver soltanto risposto a delle domande.
«Nooo, ripeto, vedrete voi stessi quando andrà in onda. La cosa più divertente, e che entrerà nella storia della televisione, è Daria Bignardi che dice “mi tocca difendere Berlusconi”. Questo per rendere l’idea. Sembrava il sequel di Annozero del giorno prima. Ma la cosa che mi ha fatto più arrabbiare è che la principessa, la marchesa, la contessina, insomma quello che è lei... ».
La contessina Borromeo.
«Ecco, la contessina si è permessa di dire che l’anno scorso ad Annozero ci sono state pressioni, che sono stati “costretti a far approvare la scaletta prima della diretta”».
Sopruso.
«Ma se il direttore di rete non può nemmeno chiedere chi sono gli ospiti e quale è la scaletta di un programma che ci sta a fare? Ma andiamo!».
Glielo ha spiegato dopo la registrazione?
«Le ho detto che non può permettersi di dire queste cose».
Lei dice di essere stata insultata.
«Ma no, figuriamoci ah ah ah!».
Ma scusi, non si poteva immaginare dove sarebbe andata a parare l’intervista?
«Allora... sì, onestamente sì. Però se non li avessimo invitati quella sì che sarebbe stata censura, censura preventiva. Anche se mi fossi messo lì a tagliuzzare l’intervista avrei fatto il censore. Invece nessun taglio, l’intervista rimane come è».
E Santoro? Lei lo ha già previsto nel palinsesto autunnale.
«Allora qui c’è un equivoco. A volte ci dimentichiamo che c’è una sentenza in base alla quale Santoro deve essere programmato in prima serata e anche sulle seconde serate».
In caso non bastasse la prima.
«Sì, forse qualcuno si dimentica che il giorno in cui al signor Santoro gli gira, può anche chiedere un tot di seconde serate. Perché ha vinto una causa che fa riferimento a una situazione pregressa».
In palinsesto per legge.
«Come da sentenza. Santoro è in onda perché ha vinto una causa. Ricordiamocelo».
Però il programma va bene, no?
«Questo è vero, in rapporto agli ascolti Annozero ha una forte resa».
Qualcuno pensa che però cerchi il martirio.
«Voglio chiarire che sul destino di Santoro le scelte non sono della rete, ma sono scelte legali».
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