da Milano
«Epifani, non è che siamo fessi». Puntuale - e puntuta - arriva la replica di Emma Marcegaglia al leader della Cgil sul tema spinoso dei rinnovi contrattuali. In unintervista al Corriere della Sera, Epifani aveva dichiarato che unintesa è a portata di mano «se loro (gli industriali, ndr) rispondono di sì a tutto. La verità è che il confronto sarà difficile, perché noi vogliamo aumentare le retribuzioni, loro fanno resistenza». Parole, quelle del segretario della Cgil, che sono piaciute poco anche a Cisl e Uil e che rischiano ora di rompere lunità sindacale faticosamente riconquistata dopo anni di divisioni.
Con Confindustria, il confronto si annuncia dunque aspro. Il neopresidente degli imprenditori, parlando ieri a Treviso allassemblea degli industriali, ha fatto chiaramente intendere qual è la strada da seguire. Nella sostanza, va abbandonato il modello «obsoleto» del contratto nazionale unico, a vantaggio del livello aziendale, dove è possibile «coniugare salario e produttività». Quanto alla posizione di Epifani, Marcegaglia ha detto che «siamo pronti a giungere a un risultato in pochi mesi anche superando irrigidimenti al nostro interno, ma senza «accettare logiche di indicizzazione dei salari che ci porterebbero fuori dallEuropa con lesplosione dellinflazione». Una posizione assai vicina a quella più volte espressa dal numero uno della Bce, Jean-Claude Trichet, preoccupato per il possibile innesco di una spirale prezzi-salari.
Anche Cisl e Uil bacchettano Epifani. «Le piattaforme sono fatte per essere oggetto di trattativa» tra le parti, ha sottolineato il segretario della Uil, Luigi Angeletti. E Raffaele Bonanni (Cisl), rincara la dose: «Nessuno si irrigidisca sulle proprie posizioni. La trattativa serve per trovare un compromesso».
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