Roma - Nel 2009 il pil italiano si contrarrà del 4,9%: è la stima del centro studi di Confindustria che ha tagliato le precedenti previsioni che, a marzo, indicavano un calo del 3,5%. L’economia dovrebbe tornare a crescere dello 0,7% nel 2010 ma la ripresa sarà "ripida" e l’Italia "vi si inerpicherà faticosamente". Nei due anni tra il primo trimestre del 2008 e il primo del 2010, la recessione causerà la perdita di circa un milione di unità di lavoro (tra posti di lavoro e cassa integrazione) e il tasso di disoccupazione arriverà quest’anno all’8,6% e nel 2010 al 9,3%, "livello che non veniva più toccato dal 2000".
"Stato sociale insostenibile" "Senza crescita più alta diventano insostenibili gli standard di welfare state e si incrina la coesione sociale. Le mancate riforme hanno costi enormi", aggiunge il Centro studi degli industriali che torna a invocare le riforme strutturali. Le riforme, sottolinea il CsC, "offrono gigantesche opportunità: facendo leva su infrastrutture, istruzione, pubblica amministrazione e liberalizzazione il pil italiano può guadagnare almeno il 30%"nei prossimi vent’anni.
Exit strategy, non anticipare troppo Indicare con troppo anticipo una strategia d’uscita dalle politiche espansive adottate per fronteggiare la crisi economica "rischia di ottenere l’effetto opposto a quello desiderato e - avverte Confindustria - rischia di ottenere l’effetto opposto a quello desiderato di stabilizzazione delle aspettative".
Allarme occupazione Fra il primo trimestre 2008 e il primo trimestre 2010 in Italia andrà perso 1 milione di unità di lavoro fra cassa integrazione e disoccupazione. E lo scenario potrebbe peggiorare nel caso di ristrutturazioni aziendali. "Complessivamente le unità di lavoro perse a causa della recessione tra il primo trimestre del 2008 e il primo trimestre del 2010 sono stimate prossime a un milione", si legge nel rapporto presentato sulla situazione economica italiana. "Se dovesse però partire una profonda ristrutturazione nei settori più colpiti dalla recessione, questa cifra sottovaluterebbe l’entità del fenomeno", precisa il Csc.
Il ministro Sacconi Le preoccupazione di Confindustria sugli effetti della crisi economica per la tenuta sociale riguardano solo il rischio di sostenibilità per il sistema sanitario, non gi ammortizzatori sociali. Lo ha sottolineato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, dopo i dati del Centro studi degli industriali su disoccupati e cassa integrazione. "Ieri ho avuto un incontro con Confindustria - ha detto Sacconi a margine della presentazione della relazione annuale della Covip - e da parte loro c’è piena condivisione sul sistema degli ammortizzatori sociali. Il timore riguarda invece la sostenibilità del sistema sanitario".
"È un timore fondato - ha aggiunto il ministro - se non si realizza il rientro del disavanzo delle Regioni». «Per il sistema previdenziale - ha concluso Sacconi - il problema non si pone ora, ma bisognerà vedere come neutralizzare l’allungamento delle aspettative di vita".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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