Serialità

"Mare fuori", successo ovunque

Spopola la fiction sui giovani carcerati che è l'anti "Gomorra"

"Mare fuori", successo ovunque

E stavolta il «fenomeno giovane» si chiama Rai. L'incredibile è successo: la tv generalista per antonomasia è riuscita ad accalappiare (sia pure grazie alla sua piattaforma più giovane: Raiplay) il pubblico che storicamente meno coinvolgeva e che - da quando esiste la tv on demand - praticamente la ignorava. I ragazzi. E ci è riuscita grazie a Mare fuori, serie giovanissima, partita quasi in sordina due anni fa ma che, proposta dalla seconda stagione oltre che su Raidue anche su Raiplay, ha così raggiunto un inatteso pubblico under 20, scatenando, con oltre 60 milioni e mezzo di visualizzazioni in quattro mesi e mezzo, un passaparola tale da spingere la Rai a mettere subito on line tutti i dodici episodi della terza stagione, prima ancora che iniziasse la loro messa in onda tradizionale, da oggi su Raidue.

Risultato: a partire dall'1 febbraio le storie di questo gruppo di ragazzi detenuti nell'Istituto di Pena Minorile (ispirato al carcere Nisida di Napoli) hanno raccolto otto milioni di visualizzazioni con i primi sei episodi, il primo dei quali è risultato il più visto di sempre nella prima giornata di disponibilità su Raiplay, in coincidenza della quale, inoltre, si sono avuti 300mila nuovi iscritti al canale. Anche se c'è da osservare che il numero delle visualizzazioni non corrisponde esattamente a quello di telespettatori veri e propri, poiché esse possono avvenire anche solo per pochi momenti, il numero degli utenti (stimato al 50 per cento sotto i 24 anni) resta ragguardevole. La consacrazione definitiva, e non casuale, dei nuovi eroi dei ragazzi è avvenuta infatti sul palco del Festival di Sanremo più giovane di sempre, dove il cast dei ventenni interpreti - fra i quali i già popolari Nicolas Maupas, Matteo Paolillo, Carmine Recano, Valentina Romani, Massimiliano Caiazzo, Giacomo Giorgio e Artem - hanno cantato la sigla della serie, 'O mar for.

«Il successo di Mare fuori - dice la direttrice di Rai Fiction, Maria Pia Ammirati - ha ragioni diverse. La capacità di entrare, attraverso una storia corale, nel groviglio di problemi e contraddizioni tipiche del passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Poi l'ambientazione nell'istituto di pena minorile, sospeso tra istituzioni e criminalità. Quindi il linguaggio, che dalla scrittura alla regia abbatte le convenzioni, aprendosi alla vitalità, anche brutale, dei sentimenti, dei conflitti, delle scelte». Scritto da Cristina Farina e Maurizio Careddu e diretto da Carmine Elia, Mare fuori (di cui si sta già scrivendo la quarta stagione) attinge al codice crime partenopeo imposto da prodotti come Gomorra; il che ne spiega l'attrattiva sul pubblico adolescenziale che non guarda la tv ma il cellulare.

L'apertura alla speranza di riscatto, però, ne approfondisce i contenuti: giovani detenuti come il camorrista Carmine (Caiazzo) o il borghese d'origini lombarde Filippo (Maupas), entrambi arrestati per omicidio, intraprendono un faticoso cammino di sopravvivenza attraverso le regole non scritte d'un luogo di pena, ma accompagnati e sostenuti da un'energica direttrice (Carolina Crescentini), dal comandante Esposito e dall'educatore Romano, impegnati a far capire loro che il carcere può anche riservare una seconda possibilità, che rifarsi una vita è possibile.

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