Politica

Maria, non si tratta più Ormai si attende il blitz

Il sottosegretario accusa i coniugi: «Troppo rigidi». Loro ribattono: «Questa è una mediazione fasulla»

Monica Bottino

da Genova

Potrebbe essere questione di ore per il blitz delle forze dell’ordine. Poche ore e Maria, la bimba bielorussa violentata nell’orfanotrofio di Vileika, potrebbe essere caricata a forza su un aereo per Minsk dopo essere stata strappata dalle braccia delle «nonne» (o almeno si crede che sia con loro) che la tengono da 10 giorni nascosta per evitare che venga riportata nel suo Paese contro la sua volontà. La speranza che la trattativa potesse concludersi ieri grazie all’intervento del sottosegretario alla Giustizia Daniela Melchiorre, che si era proposta come intermediario, è naufragata già dalle prime ore del pomeriggio. Quando si è capita la «stranezza» della mediazione in atto. Una mediazione, cioè, con un solo interlocutore: la famiglia. Invitata al rispetto della legge e dunque «a riconsegnare la bambina» senza se e senza ma. Molti speravano nell’opera di mediazione di un membro dell’esecutivo che si è proposta come «sottosegretario, come magistrato e come mamma». Invece niente. «Ho constatato una grande rigidità da parte della famiglia Giusto», ha detto alla fine dell’incontro in prefettura a Genova il sottosegretario «ora cercheremo di trovare altre strade e continuare a sperare sul buon senso di questa coppia». Poi ha aggiunto: «la loro rigidità è che vogliono continuare a violare la legge italiana e a disattendere la decisione del tribunale per i minori di Genova, che ha ordinato la riconsegna di Maria».
La coppia di Cogoleto ha ribadito anche al rappresentante del governo che riconsegnerà Maria solo dopo aver avuto la garanzia che la bambina resti in Italia un periodo per essere curata. La mediazione della Melchiorre è andata solo nel senso di far rispettare la legge. Punto. «Ho fatto di tutto - ha aggiunto il sottosegretario - per illuminare le menti dei due coniugi e farli ragionare anche per il bene di Maria, che si trova nascosta da dieci giorni e che quindi non può certo essere felice di questa situazione».
«Non la tradiremo e a questo punto preferisco che la trovino i carabinieri piuttosto che siamo noi a riconsegnarla senza garanzie: la bambina crede in noi e dobbiamo tutelarla» si è sfogata Chiara Bornacin, in serata, nello studio dell’avvocato. E il marito Alessandro Giusto ha aggiunto: «La nostra proposta non è stata neppure presa in considerazione tanto è vero che non è neppure stato detto che verrà proposta all'autorità bielorussa. Noi chiediamo che Maria rimanga in Italia per un tempo determinato affinché possa avere le terapie necessarie con l'apporto della propria famiglia per poter recuperare rispetto al trauma che ha subito. La proposta non è stata neanche considerata - ha concluso -, infatti non si è neanche parlato del termine di un anno che poteva essere ridotto proprio in fase di mediazione come ci aspettavamo. Comunque confermiamo che faremo ricorso in appello».
Dura la reazione della diplomazia della Bielorussia. «Pur dando atto dello sforzo operato dal governo italiano non possiamo non ribadire la straordinaria gravità del sequestro della cittadina bielorussa Maria», hanno detto in serata i legali dell'ambasciata bielorussa in Italia, Diego Perugini e Sonia Battagliese. Ieri intanto due voci autorevoli si sono sentite dalla Chiesa. I vescovi di Genova e di Savona, Angelo Bagnasco e Domenico Calcagno, si sono espressi in favore della bambina. Monsignor Calcagno ha fatto sapere di «avere tentato ogni possibile strada scrivendo al ministro degli Esteri D’Alema e al Vaticano» ma di «non aver avuto ancora risposta». Il futuro vescovo di Genova, rintracciato a Roma, ha auspicato «una soluzione che tenga conto del bene delle bambina e che possa andare anche oltre le leggi». «Ogni legge che l’uomo fa deve tenere conto del bene fondamentale della persona umana, in modo particolare se si tratta di un bambino - ha detto -.

È questo il principio che deve illuminare le menti».

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