Cinema

Marinelli e Borghi, restare amici è la più difficile delle scalate

"Le montagne ci entrano meglio in uno schermo così"

Marinelli e Borghi, restare amici è la più difficile delle scalate

«Le montagne ci entrano meglio in uno schermo così». Ha ragione Luca Marinelli quando indica il grande schermo dietro di sé dove è stato appena proiettato per la stampa Le otto montagne prodotto da Wildside e presentato all'ultimo festival di Cannes dove ha vinto il Premio della Giuria. Perché il film diretto dalla coppia belga formata da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch e tratto dall'omonimo romanzo di Paolo Cognetti (Einaudi) ha un respiro così ampio, quando racconta la storia di profonda amicizia sulle montagne della Val d'Aosta tra Pietro (Marinelli) e Bruno (Alessandro Borghi) prima da bambini e poi da adulti, che è difficile immaginarla se non al cinema dove approderà come film di Natale di Vision Distribution da giovedì.

Certo a rendere tutto forse ancora più naturale e vero c'è il fatto che i due protagonisti sono amici anche nella vita, da quando si sono conosciuti sul mitico set dell'ultimo film di Claudio Caligari Non essere cattivo: «Io e Luca siamo amici da sette anni, magari non ci vediamo tanto ma è come se fosse sempre il mio vicino di casa. Due persone che non devono spiegarsi niente, che possono un po' prendersi in giro... È come nel film, un'amicizia che resiste ai colpi del tempo» dice Alessandro Borghi che ha pronto già un altro film a sfondo naturalistico, Delta di Michele Vannucci ambientato nella zona del Po. Anche per Marinelli è stata un'occasione speciale tornare a lavorare con l'amico: «Vita e lavoro per me si sommano insieme spesso. L'amicizia ha a che fare con l'esserci. Come nel film quando il mio personaggio sta in Nepal e dice all'amico in Italia: Vuoi che torno?. E lui risponde: Sarebbe bello».

A proposito di Marinelli, lo scrittore Paolo Cognetti, consulente per il film, dice di avergli fatto «un po' da istruttore di montagna. Ero un po' preoccupato dal mondo del cinema che non è il mio.

Mi sembrava pieno di ego invece siamo stati bene, sicuramente grazie alla montagna dove siamo stati veramente nei luoghi che si vedono nel film».

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