Maroni chiede aiuto al Pd Bossi: lui farà quel che dico io

DECISO Il Senatùr: «Roberto l’ho allevato io. Il Carroccio è alleato fedele». E il Viminale frena: «Nessun problema»

RomaRoberto Maroni è leghista doc, ma stavolta si sente innanzitutto ministro dell’Interno. E sui fondi per la sicurezza sfida il collega Giulio Tremonti, che al Tesoro tiene stretti i cordoni della borsa. «Io e il mio partito - dice - in Parlamento faremo una battaglia forte. Se ci sarà una proposta per destinare più risorse dall’opposizione noi la sosterremo e se da ambienti governativi arriverà una proposta per ridurle noi voteremo contro».
Una provocazione forte, che subito gli attira la reprimenda del leader Umberto Bossi: «Maroni l’ho allevato io quando era un ragazzino. Farà quello che dice la Lega». Il Carroccio, aggiunge, «mantiene la parola, abbiamo fatto le elezioni con Berlusconi e non con l’opposizione» e «per avere i fondi tratteremo con il ministro Tremonti».
Più tardi, Maroni e Bossi si parleranno al telefono e il Viminale si affretterà a far sapere che tra i due non c’è «nessun problema» e non esiste alcun «caso» sul tema della sicurezza. Quella del ministro, insomma, era solo una sollecitazione al governo perché cerchi in ogni modo di rispondere alle esigenze delle forze di polizia.
D’altronde, il momento è delicato con le candidature dei governatori delle Regioni, soprattutto quelle del nord, sul tappeto. Il vertice di ieri sera tra Berlusconi, Fini e Bossi è stato ancora rinviato, alla prossima settimana. E quando al ministro delle Riforme chiedono del candidato per la Lombardia (Roberto Formigoni vuole ripresentarsi), lui risponde solo: «Devo incontrare Berlusconi e Fini». Ma non sarà in corsa Roberto Castelli, viceministro alle Infrastrutture? Bossi sfugge, taglia corto: «Io non so niente».
Tutto inizia in mattinata, quando Maroni partecipa al «battesimo» di un nuovo sindacato di polizia e annuncia di aver inviato il 22 settembre una lettera a Silvio Berlusconi con le sue richieste, «inderogabili» e «irriducibili», per far funzionare la macchina della sicurezza. All’incontro c’è il capo della Polizia Antonio Manganelli e anche il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, che sostiene la posizione del titolare del Viminale. In Parlamento, sui fondi per le forze dell’ordine nella prossima finanziaria, lui già ha auspicato una «lobby» trasversale.
Ad applaudire il ministro dell’Interno c’è anche Ffwebmagazine, periodico online della Fondazione FareFuturo, presieduta da Gianfranco Fini: «Non abbiamo paura di dirlo. Anzi, lo diciamo con tutta la chiarezza che può servire alla causa: ha ragione il leghista Maroni».
Pd e Idv, poi, colgono al volo l’occasione per esaltare «spaccature» nella maggioranza.

«Lega e Pdl votino i nostri emendamenti alla Finanziaria - invita la Pd Anna Finocchiaro -, per dare subito più risorse alle forze di polizia e garantire davvero e non a parole, più sicurezza nelle nostre città». E Massimo Donadi dell’Idv dice alla Lega di «chiarirsi le idee, ma presto» perché «ogni giorno che passa aumentano i problemi per i cittadini».

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