Antonella Aldrighetti
da Roma
La «telenovela» degli sperperi negli enti locali si arricchisce di un nuovo capitolo grazie allultima trovata del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo che ha deciso di defenestrare i manager delle Asl e nominarne di nuovi: con il risultato che dovrà continuare a pagare lo stipendio sia ai «silurati», sia ai direttori che saranno nominati nei prossimi giorni. Eppure la gestione oculata e parsimoniosa della «cosa pubblica» regionale continua a essere uno dei cavalli di battaglia - almeno nelle dichiarazioni - del presidente del Lazio. Ma tra il dire e il fare cè, proverbialmente, di mezzo il mare.
Perché, pur prendendo per buono il ricorso allo «spoil system», non si riesce a capire come lex mezzobusto della Rai potrà conciliare la politica del rigore e del risparmio con il dispendio di risorse finanziarie che, di qui a breve, la sua giunta dovrà impiegare per mettere in campo le nomine di 16 nuovi direttori generali tra Asl, ospedali e azienda del 118.
È inutile girarci attorno: si tratta di una mera operazione di repulisti che costerà alle casse regionali circa 4 milioni di euro, calcolando che ai dirigenti appena rimossi dovrà comunque essere onorato, fino in fondo, il contratto che trae origine da una legge nazionale.
Coloro che fino a oggi hanno ricoperto lincarico, in forza di una normativa nazionale che non è modificabile né attraverso lo statuto della regione né con legge regionale, saranno sì rimossi - come ha spiegato in più occasioni lo stesso ex conduttore di «Mi manda Raitre» con il supporto dellassessore alla sanità Augusto Battaglia - ma andranno comunque a percepire lo stipendio fino al termine contrattuale. Perché larticolo 55 dello statuto regionale del Lazio, citato dallamministrazione per procedere alla richiesta di dimissioni, non può riferirsi agli enti autonomi come le aziende sanitarie locali, i cui direttori generali sono assunti con un contratto di diritto privato di durata definita ma soggetti solo a una verifica di risultati ogni 18 mesi.
Eppure la voglia di discontinuità nella sanità laziale è tale e tanta che Marrazzo ha già deciso che «per farsi consigliare al meglio sulla scelta dei dirigenti delle dodici Asl, dei tre ospedali e dellAres 118 ha voluto al suo fianco sei saggi». La scelta è piaciuta a molti ma non a tutti. Perché se è vero che diversi esponenti della maggioranza, soprattutto nelle fila di Verdi, Pdci e Sdi, sperano che la strada innovativa si percorra senza ripensamenti, cè anche chi vuole saperne di più sulla nuova commissione. Come il consigliere regionale azzurro Gianni Sammarco, che ha preparato un minuzioso elenco di domande per conoscere che durata avrà il mandato dei saggi, che rapporto avranno con lamministrazione regionale e dulcis in fundo, se sarà previsto per loro un gettone di presenza. Domande insidiose, viste le polemiche sugli sperperi che hanno interessato in queste settimane il governo della regione ma che non accennano a placarsi in quanto la revoca del mandato ai vecchi dirigenti della sanità suona come una defenestrazione illegittima. I conti non tornano neppure al capogruppo dellUdc Luciano Ciocchetti secondo il quale «Marrazzo compie un grave errore, sia giuridico che politico, nel voler applicare lo spoil system ai direttori generali delle Asl». Ma allora come se la caverà lex conduttore televisivo da qui a una settimana, ossia quando verranno resi noti i nomi dei nuovi incaricati? Per bypassare lipotesi di ricorso da parte dei «vecchi» allora «lamministrazione si troverà a dover pagare due stipendi - rincara Ciocchetti - uno ai direttori generali uscenti fino alla naturale scadenza del contratto e laltro ai nuovi nominati: un bel modo di risparmiare». Contro le scelte di Marrazzo insorge lopposizione.
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