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Massa va di fretta: «Datemi la Rossa, poi ci penso io...»

Spedito in piscina dall’ortopedico, allenato da un albanese, prenota una giornata con Rossi o Del Piero

Benny Casadei Lucchi

nostro inviato a Budapest

Dicono che Felipe Massa abbia la faccia da folletto. E ce l’ha. Dicono che sia velocissimo. E lo è. Dicono che prenderà il posto di Barrichello alla Ferrari. E pare sia così. Dicono anche che questo ventiquattrenne di San Paolo, per anni residente in Brianza, sia sparito, volato in Brasile domenica sera. Motivo: quindici giorni di esilio volontario per non vedere e parlare più con nessuno, come invece gli era toccato fare sabato pomeriggio con la stampa brasiliana, non appena la notizia del prossimo divorzio di Rubens dalla Rossa aveva fatto il giro del mondo. «Se le voci che ho sentito sono vere – aveva detto Felipe, schiacciato contro il muro dai microfoni – se va davvero via, allora comincio a pensare di avere molte possibilità di andare alla Ferrari... Vedremo. Entro Monza, tra fine agosto e i primi di settembre, il mio futuro sarà chiarito». Per la verità, sembra addirittura che abbia già firmato.
Per questo, il nostro incontro di pochi giorni fa diventa unico e provvidenziale per capire chi sia e che cosa cerchi e pensi l’uomo che, dal prossimo anno, potrebbe affiancare Schumi sul Cavallino. Dalla sua ha la schiettezza, la velocità, tre anni di F1 sulla Sauber motorizzata Ferrari, una stagione da collaudatore a Maranello e, ciliegina, un manager che di nome fa Nicolas, ma soprattutto di cognome fa Todt. Il figlio del direttore generale della Rossa.
Sia sincero: quando, a inizio 2003, è salito sulla Ferrari come collaudatore, qual è stato il primo pensiero?
«Mi sono detto: diavolo, che macchina. Ero emozionato, anche perché non era solo la Ferrari, era la Rossa dei record, la F2002 che aveva appena stravinto il mondiale».
E il secondo pensiero?
«Con un’auto simile, anche io avrei conquistato dei Gp».
Cioè, come Schumacher che poi ha vinto il mondiale?
«Non esageriamo: però sono certo che, almeno, avrei potuto ottenere i risultati di Barrichello».
Ma Rubens è stato vice campione del mondo.
«Appunto».
A Barrichello non farà piacere sentire queste sue dichiarazioni... Il rapporto fra voi non deve essere granché?
«Invece è il contrario: siamo amici, per cui parliamo liberamente di certi argomenti. E poi non voglio mica criticarlo: esprimo solo mie sensazioni. E quando ho provato quell’auto mi sono subito reso conto di poter anche io andare molto veloce».
A proposito di sensazioni: sente che in Brasile c’è voglia di nomi nuovi, di cambiamento, visto che dopo i fasti dei Fittipaldi, Piquet, Senna, sono arrivati gli anni di Barrichello?
«Sì, forse hanno voglia di nomi nuovi, di stimoli diversi. Può essere. I brasiliani sognano di essere in lotta per il mondiale, sono abituati a vincere. La mia gente aspetta solo le vittorie».
Lei fu mandato via da Peter Sauber, a fine 2002, perché spaccava troppe auto. Il «licenziamento» quanti problemi le ha creato?
«A livello d’immagine non mi ha fatto del bene, però è anche vero che così ho avuto l’opportunità di lavorare un anno come collaudatore Ferrari. E questo mi ha aiutato a crescere molto. E Sauber mi ha ripreso».
Crede di dover ancora apprendere qualcosa rispetto ai colleghi?
«Ritengo di essere molto migliorato rispetto a un paio di anni fa, anche se, è banale dirlo, c’è sempre da imparare».
Lei ha la stessa età di un paio di giovani fuoriclasse, ormai campioni affermati come Alonso e Raikkonen. Sauber nel 2001 scoprì Kimi, l’anno dopo ci riprovò con lei. Prova invidia per le loro vittorie?
«No, perché non mi sento inferiore a Fernando e Kimi. Anzi, sono assolutamente certo che se avessi io la loro stessa auto, ora mi troverei in lotta per il mondiale. La fortuna degli altri, è che sono saliti subito su vetture competitive, mentre io non ho ancora potuto mostrare il meglio di me. Pensate ad Heidfeld: per anni nessuno l’ha considerato, poi, appena avuta la Williams, è andato più volte a podio».
Tolga una curiosità all’intero paddock: perché quando esce dalla corsia dei box spaventa tutti, sembra indiavolato, e sgasa mille volte come fosse su un Vespino truccato fuori dal bar?
«Do quest’immagine?»
Sì.
«Allora scusatemi, non volevo. È che non vedo l’ora di entrare in pista e di correre e sorpassare e staccare. Sono fatto così.

Ho fretta».

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