Massive Attack ambasciatori del suono La band britannica sbarca al Palasharp

Bristol non è certo alla moda come Londra. Anzi, i guai abbondano in questa fetta di vecchia Inghilterra. Un po' come i pub, onnipresenti. Preoccupa la disoccupazione, per esempio; ma anche la scarsa compatibilità tra il (sotto)proletariato bianco e la comunità nera. Per quanto offuscata turisticamente parlando dalla vicina (e romana) Bath, e anche dalla gallese Cardiff, si è tuttavia ritagliata un ruolo guida tra le music town contemporanee. Ha visto nascere e crescere il trip-hop: probabilmente il fenomeno musicale d'Oltremanica più originale degli anni Novanta. Dietro l'etichetta si cela un suono oscuro, ipnotico e crepuscolare, che ha definito un nuovo modo di intendere il ballo collettivo, figlio dell'insano matrimonio tra punk, reggae, hip-hop, soul e jazz, riletto poi in chiave avanguardistico-elettronica, del quale sono stati indiscussi pionieri, nonché i massimi esponenti i Massive Attack.

Col passare del tempo i Massive Attack, stasera in concerto al PalaSharp di Lampugnano (ore 21), sono diventati un laboratorio aperto dove, accanto ai componenti storici, l'anglo-napoletano Robert Del Naja e Grantley Marshall, hanno trovato spazio via via voci differenti, spesso grandi star, tra cui, Tricky, Horace Andy, Sarah Nelson, Mos Def, Elizabeth Fraser, Tracey Thorn, Sinéad O'Connor e Damon Albarn, sempre in grado di sfornare «segni sonori» del nostro tempo. In scaletta, nel live milanese, i classici dei loro quattro album ufficiali, da «Blue Line» a «100th Window», più alcuni estratti dell'imminente e più volte rimandato nuovo disco.

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