Roma - «Mi sento più fuori che dentro il governo». Clemente Mastella irrompe in Transatlantico come sa fare solo lui: prima una battuta, poi un affondo, un’invettiva, quindi un’analisi sapida, poi una battuta e in dieci minuti il capannello dei giornalisti gli si affolla intorno.
Ieri il leader dell’Udeur voleva esternare tutta la sua rabbia per le diverse ipotesi di legge elettorale di cui si parla, e ancora una volta ha bucato, dilagando sulle agenzie e conquistando titoli a raffica. In primo luogo rendendo noto quello che (per un ministro) è sicuramente un annuncio choc: «Oggi non sono andato in Consiglio dei ministri. Non so quando parteciperò di nuovo alle riunioni». Poi dicendo chiaramente che sulla legge elettorale è pronto «alle barricate». Insomma, per chi non lo conoscesse, Clemente è di nuovo sul piede di guerra. E se qualche giornalista lo irride sui numerosi penultimatum che lo hanno fatto uscire vincitore da trattative che paiono impossibili, lui si inventa «l’astensione ministeriale». Per quanto? Chi lo sa. Intanto il messaggio arriva all’orecchio di chi deve. Insieme a un altro ruggito mastelliano: «Non ce l’ho con Prodi, ma con gli alleati che mi vogliono fare fuori». Più chiaro di così si muore.
Mastella non si tira indietro nemmeno nello stilare l’equazione di cui tutti parlano, ma che nessuno vuole citare chiaramente: «È la proposta di riforma elettorale del Pd che rischia di mettere in difficoltà il governo». E subito dopo, quando sa di aver acceso l’attenzione: «Questo non succede - aggiunge Mastella - perché lo faccio io, visto che la mia lealtà a Prodi resta integra. Ma perché se il Pd continua a comportarsi così rompe l’alleanza. Non siamo noi a romperla - ribadisce Mastella - ma il Pd che vuole la morte di Prodi perché evidentemente lavora a un disegno diverso». Ed ecco sfatato un altro tabù di cui molti sono convinti nel centrosinistra, ma che pochi possono citare apertamente. E qui Clemente si concede due battute. Gli chiedono: «Serve una verifica?». E lui, per sottolineare l’influenza del Cavaliere nelle strategie del Pd: «Solo se viene anche Berlusconi...». Gli ribattono: «Non bastano le garanzie degli alleati?». E lui: «No, ci vogliono gli osservatori dell’Onu». E qui, nel giorno in cui Fini e Casini denunciano la legge-imbroglio, spara sul partito più forte del centrosinistra: «La garanzia di governo - sostiene il Guardasigilli - non è data dall’ammazzare gli alleati ma dalla omogeneità di azione. Ma qui alcuni partiti vogliono la morte di altri partiti! Solo nelle dittature - attacca - succedono queste cose». Insomma, Mastella è un fiume in piena: ««Non possono pensare di fare una legge elettorale perché Berlusconi si è rotto le palle dei suoi alleati, mentre Veltroni si è rotto le palle dei minori... Nessuno, e lo dico in particolare al Pd, di cui sono alleato - attacca il leader dell’Udeur - può sperare di ingoiare la parte cattolica rappresentata da noi».
Seguono stroncature a raffica. La bozza Vassallo? «È una legge truffa». Il sistema tedesco? «Un pretesto». Ecco perché la conclusione è drastica: «Se è così mi tengo le mani libere. Mi sto abituando all’idea di essere fuori dal governo». Solo minacce? Visto che stavolta è in gioco la sopravvivenza del suo partito sarebbe un errore sottovalutare l’ira di Mastella. E infatti il Guardasigilli rilancia proponendo «la legge elettorale che si usa per le regionali, la migliore che abbiamo».
Mastella detta anche quelli che secondo lui sono i tempi dell’accordo: «A gennaio facciamo la verifica e risolviamo una volta per tutte il problema della legge. Altrimenti non tengo in vita un governo dove c’è chi lavora per uccidermi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.